Limenitis reducta
di Paolo Mazzei & Raniero Panfili
Limenitis reducta è una farfalla diurna, appartenente alla famiglia dei Nymphalidae, sottofamiglia Limenitidinae, descritta da Otto Staudinger nella parte I-Macrolepidoptera del “Catalog der Lepidopteren des palaearctischen Faunengebietes”, pubblicato nel 1901. Il genere assegnatole da Staudinger è quello in cui si trova ancora, Limenitis Fabricius, 1807.
Il suo areale comprende tutta la parte meridionale dell’Europa, incluse tutte le isole maggiori tranne le Baleari, fino a poco più a nord delle Alpi, dove si fa sempre meno frequente muovendosi verso nord. Al di fuori dell’Europa la troviamo in Turchia e si spinge fino al Caucaso (Georgia), Iran e Siria.
Ha una sola generazione all’anno in Europa centrale, ma in Italia e nei paesi più caldi che si affacciano sul Mediterraneo è polivoltina, con tre generazioni che si susseguono, sovrapponendosi da maggio a metà settembre (Paolo Palmi, Farfalle Italiane). Le sue larve si nutrono di Caprifoliaceae e in particolare dei caprifogli (genere Lonicera L.), sia spontanei che coltivati.
Alle quote e alle latitudini maggiori si nutre principalmente di specie arbustive, quali Lonicera xylosteum e Lonicera alpigena, mentre nelle località più calde si trova questa specie sui caprifogli rampicanti, come Lonicera periclymenum, Lonicera etrusca, Lonicera implexa, Lonicera caprifolium.
Le larve si trovano anche su Caprifoliaceae appartenenti ad altri generi, come Symphoricarpos albus, di origine americana e utilizzata spesso nelle siepi e lungo le recinzioni.
Le femmine dell’ultima generazione di ogni anno, o dell’unica nelle località dove se ne ha una sola, depongono le uova in autunno e la larve, dopo la prima o la seconda muta, costruiscono un riparo per l’inverno (ibernacolo), utilizzando una foglia secca, e vi svernano all’interno, immobili, fino alla primavera successiva, quando spuntano le prime foglie verdi.
Le uova deposte dalle generazioni precedenti l’ultima danno invece vita a delle larve che completano il ciclo senza interruzioni.
Le uova vengono deposte, ad una ad una e mai in gruppi, sulle foglie delle piante alimentari.
Appena deposte sono giallo/verdine, con la superficie costituita da infossamenti regolari esagonali lucidi, contornati da corte setole chiare. Poco prima della schiusa l’uovo vira verso tonalità più scure, mostrando in trasparenza la larvetta pronta ad uscire.
Alla schiusa la larva di prima età (L1) ha la capsula cefalica marrone molto scura e ha il corpo, di una tonalità chiara dal nocciola all’arancione, che presenta già degli abbozzi di scoli (protuberanze cilindriche o coniche) dorsali e laterali, ancora con setole molto ridotte.
Alimentandosi, la colorazione del corpo si scurisce e tende al marrone.
Molte larve di prima età, probabilmente per rendersi meno visibili agli occhi dei predatori, ricoprono il dorso e i lati del corpo con i propri escrementi verdini.
Dopo la prima muta, alla seconda età, gli scoli dorsali e laterali aumentano leggermente di dimensioni e si ricoprono di spine, e anche la capsula cefalica assume un aspetto spinoso.
Alla seconda età diventa evidente e costante un comportamento assai singolare, già presente o accennato alla fine della prima età: le larve si nutrono di ciascuna foglia partendo dall’apice, mantenendo integra la sua nervatura centrale e utilizzandola come supporto nelle pause tra successive fasi di alimentazione, come è ben visibile per le due larve della foto precedente.
In queste condizioni è facile reperire le larve a colpo d’occhio, una volta capita la strategia alimentare appena descritta.
Nel passaggio dalla seconda alla terza età i cambiamenti non sono molto evidenti, a parte le dimensioni: la colorazione rimane sostanzialmente bruna, solo gli scoli diventano ancora più evidenti e le spine diventano bicolori, con la base più chiara e la metà apicale scura.
La foto che segue, fatta a Ceccano (FR) il 4 novembre 2005, mostra una larva L2 prima dell’inverno, con il suo ibernacolo già pronto (in basso).
La posizione di riposo che ha assunto, tipica di questa specie, la fa sembrare una foglia secca e, con tutta probabilità, contribuisce a renderla poco visibile ai suoi eventuali predatori.
Dopo la terza muta, e quindi alla quarta età (L4), le larve cominciano ad assumere una colorazione di fondo tendente al verde, la capsula cefalica si schiarisce e gli scoli diventano ancora più vistosi.
Inoltre le spinette che ornano gli scoli hanno ora la base arancio/bruna, una corta zona scura e l’apice biancastro: come vedremo più avanti, questa è una caratteristica costante di questa specie che consente di distinguere le larve alle due ultime età di Limenitis reducta da quelle dell’affine Limenitis camilla (Linnaeus, 1764).
La quarta muta è, per Limenitis reducta, l’ultima, e quindi la quinta età è quella che precede lo stadio di pupa.
Gli scoli dorsali e laterali si ispessiscono ed hanno quindi un aspetto meno sottile, e le spine non si allungano e sono quindi meno evidenti rispetto alla quarta età.
Dorsalmente, poco oltre la metà del corpo partendo dalla testa, si può notare una specie di “sella” dorsale di colore bruno/viola, contrastante con il verde di fondo: anch’essa, come la colorazione delle spinette, è utile come carattere diagnostico larvale di questa specie.
La colorazione delle larve mature, che può apparire vistosa al di fuori del contesto naturale in cui sono attive, ricorda in realtà, vedendole sulla loro pianta nutrice, i fiori ancora chiusi di caprifoglio.
Tale mimetismo criptico, insieme ai lunghi periodi di immobilità totale che caratterizzano le fasi di riposo di queste larve, aiuta a proteggerle dalla predazione.
Anche Limenitis reducta, come la maggior parte dei Nymphalidae, si impupa appendendosi, con la testa in basso, quasi sempre ai rametti della pianta nutrice.
Dalla formazione della pupa alla schiusa dell’adulto passano di norma dai dieci ai quindici giorni, a seconda soprattutto della temperatura ambiente.
Il dimorfismo sessuale non è molto evidente: in generale, oltre alla forma dell’addome, la femmina ha le bande bianche della pagina superiore delle ali significativamente più larghe.
Nel genere Limenitis troviamo, in Europa, una sola altra specie di dimensioni paragonabili (Limenitis populi è decisamente più grande) e che può essere quindi confusa con Limenitis reducta, ed è Limentis camilla. Cerchiamo di capire come distinguere gli adulti, le larve mature e le pupe.
Limenitis reducta
Limenitis camilla
Adulti, pagina superiore delle ali: negli esemplari freschi, Limenitis reducta ha evidenti riflessi blu, mentre il colore di fondo di Limentis camilla è bruno. Inoltre Limenitis reducta ha la macchia bianca, evidenziata nella foto dalla freccia roccia, isolata e spostata verso il margine alare.
Adulti, pagina inferiore delle ali: colore di fondo tendente al rosso scuro in Limenitis reducta e all’arancione in Limentis camilla. Nella prima, inoltre, una sola fila di punti scuri premarginali, mentre la seconda ne ha due.
Larve alle due ultime età: presenza di una “sella” dorsale brunastra in Limenitis reducta, sempre assente in Limentis camilla. Nella prima, scoli dorsali più spessi con spine più dense.
Larve alle due ultime età, dettaglio delle spine: il carattere differenziale più netto è comunque la colorazione dell’apice delle spine, biancastro in Limenitis reducta e scuro in Limentis camilla.
Pupe: completamente bruna quella di Limenitis reducta, bruna con astucci alari, torace, parte della testa e banda superiore dell’addome verde giallastro in Limentis camilla, che possiede, alla base del torace, anche una serie di macchie argentate.