Marumba quercus
di Paolo Mazzei
Marumba quercus è stata descritta nel 1775 da Michael Denis e Ignaz Schiffermüller nel genere Sphinx, e appartiene alla famiglia Sphingidae, sottofamiglia Smerinthinae.
Abita tutta la parte meridionale dell’Europa, dal Portogallo alla Penisola Balcanica, e si spinge fino alla Crimea, alla Turchia, Iraq, Iran, Turkmenistan e verso sud fino ad Israele. Ha probabilmente una sola generazione all’anno, con schiuse prolungate da maggio all’inizio di agosto: Pittaway riporta “a volte una seconda generazione parziale o completa in agosto/settembre”.
La specie è più frequente in zone collinari asciutte e soleggiate, nella fascia altitudinale delle querce.
Le larve si nutrono di diverse specie del genere Quercus, in particolare leccio (Quercus ilex), sughera (Quercus suber), quercia spinosa (Quercus coccifera), roverella (Quercus pubescens) e cerro (Quercus cerris), nei Balcani spesso su vallonea (Quercus ithaburensis macrolepis).
Gli adulti non si nutrono; i maschi, riconoscibili per l’addome più sottile e le antenne decisamente più spesse e leggermente pettinate (foto successiva) sono attratti dalle luci artificiali, ma compaiono tardi, abitualmente dopo la mezzanotte, mentre le femmine (addome più voluminoso e antenne filiformi, foto precedente) si vedono meno frequentemente alle luci e di solito solo all’inizio della notte.
Le uova, ovoidali e di colore verde pallido, vengono deposte isolate o in gruppetti di due o tre, sulle foglie delle querce o, più raramente, sui rametti.
Sono molto grandi rispetto alle altre nostre Smerinthinae: misurano infatti 3.5 x 3 mm, mentre quelle di Laothoe populi misurano 1.7 x 1.5 mm, quelle di Mimas tiliae 1.75 x 1.4 mm e quelle di Smerinthus ocellata 1.6 x 1.4 mm (da Pittaway, Sphingidae of the Western Palaearctic).
E queste differenze marcate di dimensioni lineari comportano una differenza enorme di volume: approssimando le uova ad ellissoidi di rotazione, infatti, il loro volume in mm³ è pari a circa 132, oltre 8 volte maggiore dei 16 di Laothoe populi, oltre 9 volte maggiore dei 14,5 di Mimas tiliae e oltre 10 volte più grandi dei 13 di Smerinthus ocellata.
Queste relativamente grandi dimensioni hanno una conseguenza sullo sviluppo della larva neonata, parecchio singolare e condiviso con ben poche altre specie (l’unico altro esempio che mi viene in mente è il Notodontidae Stauropus fagi, anche lui dotato di uova di grande taglia rispetto alle sue dimensioni, di cui parleremo presto): la larva appena schiusa non si nutre ed entra direttamente in muta, e comincia quindi a cibarsi delle foglie di quercia solo alla seconda età.
Alla schiusa la larva di prima età è di un colore tra il giallastro e il verde molto pallido, con il cornetto caudale diritto e con l’apice rossastro.
Poche ore dopo la schiusa la nuova capsula cefalica, ancora nascosta, comincia a spingere la vecchia che sporge sempre di più all’estremità anteriore del corpo (foto successiva).
Il corpo della larva di seconda età è più rugoso dell’età precedente e le dimensioni della capsula cefalica, una volta consolidata, sono nettamente maggiori.
All’aumentare delle dimensioni la tonalità del corpo si fa via via sempre più verde, e compare il disegno che rimarrà fino all’ultima età: sette “V” dorso laterali, con l’apice rivolto all’indietro, alternativamente più e meno marcate, l’ultima delle quali ha per apice la base del cornetto caudale, ancora con l’apice rossastro.
Nella foto che segue un primo piano della capsula cefalica della larva di seconda età.
Sono ben evidenti i due cornetti apicali rossastri affiancati, le numerose spinette biancastre e appuntite che la ricoprono e gli occhi semplici, in basso ai due lati dell’apparato boccale, disposti lungo un arco e assai rudimentali: non dovrebbero essere in grado di formare un’immagine ma solo di distinguere il giorno dalla notte.
Nel passaggio alla terza età non ci sono cambiamenti appariscenti, oltre all’incremento dimensionale: il cornetto caudale diventa interamente giallastro chiaro, le tre coppie di zampe anteriori rossastre, il pattern dorsale sempre più netto e compaiono due o tre spinette di dimensioni maggiori dorsalmente, subito dietro la capsula cefalica (visibili negli esemplari delle due foto successive).
E siamo alla muta verso l’ultima età.
Qui la “doppia” capsula cefalica (la vecchia spinta all’estremità anteriore e la nuova ben delineata sotto pelle) è particolarmente evidente.
Poco dopo la muta, la larva si nutre della cuticola da cui è fuoriuscita, di solito divorandola completamente (foto successiva).
All’ultima età la banda chiara che contorna la faccia anteriore della capsula cefalica si tinge di rosa, e alla sommità non sono più presenti cornetti o escrescenze.
La larva matura può superare gli otto cm: chi l’ha tenuta in cattività conosce bene la quantità enorme di foglie di quercia di cui ha bisogno quotidianamente.
È comunque una specie che si alleva senza particolari problemi, a patto di ospitarla in un contenitore che consenta un ottimo ricambio d’aria: consiglio le gabbiette pieghevoli in tulle con un solo lato di plastica trasparente, che evitano il ristagno d’aria.
Soprattutto se si parte dall’uovo non ci sono abitualmente problemi particolari, a patto di mantenere una buona pulizia, di evitare assolutamente l’eccesso di umidità, di fornire rami di quercia con parecchie foglie, tenendo l’estremità tagliata in una boccetta piena d’acqua ma chiudendo scrupolosamente l’accesso al liquido, ad esempio con della carta da cucina, altrimenti è facile che la larva entri in acqua e muoia annegata.
Quando la larva all’ultima età cessa di nutrirsi e comincia a passeggiare per il contenitore, è necessario fornirle una vaschetta con una decina di cm di terra asciutta, dove si interrerà.
In natura la larva cerca del terreno sciolto o delle gallerie di roditori dove interrarsi: costruisce una camera pupale a una decina di cm di profondità, consolidando la terra con la sua seta.
La pupa è rugosa ma lucida e può superare i 5 cm. La larva si impupa verso la fine dell’estate, tra agosto e settembre.
L’inverno viene trascorso sottoterra come pupa, e l’adulto sfarfalla in primavera.