Valeria oleagina
di Paolo Mazzei
Valeria oleagina è stata descritta nel 1775 da Michael Denis e Ignaz Schiffermüller nell’ “Inventario sistematico delle farfalle della regione viennese pubblicato da alcuni insegnanti del Collegium Theresianum” di Vienna, nel quale appunto entrambi lavoravano.
Appartiene alla famiglia Noctuidae, sottofamiglia Psaphidinae, ed è distribuita nel sud dell’Europa e nel Medio Oriente.
Ha una sola generazione all’anno, dalla fine di febbraio alla metà di aprile, e le sue larve si nutrono di rosacee arbustive e arboree, soprattutto prugnolo (Prunus spinosa), rovo (Rubus fruticosus e ulmifolius), biancospimo (Crataegus monogyna).
Le uova vengono deposte poco tempo dopo lo sfarfallamento della femmina, singolarmente o in piccoli gruppi sulle cortecce dei rametti terminali delle piante alimentari o sulle foglie appena schiuse, se già presenti.
La foto successiva mostra un maschio adulto.
Appena deposte le uova sono molto chiare e prive di disegni, ma si scuriscono rapidamente, di solito già dal primo giorno, assumendo un pattern bianco e rossastro assai caratteristico e notevolmente criptico sulla corteccia.
Tutte le uova visibili nel seguito sono state ottenute in cattività, di notte, all’interno di gabbie in tulle dove le femmine potevano volare e dove, in recipienti con acqua posti ai quattro angoli di ciascuna gabbia, veniva assicurata la presenza delle pianti alimentari. Date le condizioni di cattività, il numero e la collocazione delle uova può quindi non essere rappresentativo di cosa farebbe una femmina in condizioni naturali.
Le prime due foto mostrano uova deposte da poche ore.
Tutte quelle che seguono sono state riprese meno di tre giorni dopo la deposizione.
La larva appena schiusa mostra un ispessimento del corpo a livello del secondo e terzo segmento toracico, che si conserverà fino alla maturità della larva. Alla prima età tale ispessimento ha dei toni verdi, mentre il resto del corpo presenta un pattern bianco e marrone.
Alla seconda età i disegni del corpo del bruco si fanno decisamente più complessi: niente più tonalità verdi e marroni, i tono virano al grigio, ma compaiono, tra l’altro:
- dorsalmente, quattro macchie nere e un tubercolo giallo sui primi sei segmenti addominali, di dimensioni decrescenti verso l’estremità del corpo;
- una serie di macchie gialle latero-ventrali, che, sul primo segmento toracico, diventano un collarino giallo e nero contiguo alla capsula cefalica.
L’ispessimento a livello dei segmenti toracici è adesso più scuro rispetto ai segmenti addominali, e le prime due macchie nere dorsalmente sul primo segmento addominale sono particolarmente evidenti.
Alla terza età i disegni gialli diventano di un bell’arancione carico e si estendono alle linee dorso-laterali. Tutto il pattern è finemente cesellato e probabilmente questa età è quella in cui la colorazione è la più appariscente in tutto il ciclo di questa specie.
La quarta e ultima età conserva a grandi linee il pattern della precedente, la differenza più vistosa è la colorazione della capsula cefalica, che diventa quasi uniformemente scura e opaca.
Man mano che la larva cresce e si avvicina al momento di trasformarsi in pupa, le macchie arancioni e nere tendono a ridursi, rimanendo solo sulle linee dorso-laterali e sul bordo del collarino contiguo alla capsula cefalica.
La larva matura, tra la fine di aprile e giugno, scende dalle piante alimentari per impuparsi, si interra a qualche decina di centimetri di profondità e costruisce, con la seta da lei stessa prodotta, un bozzolo assai solido e ben rifinito internamente, dove si trasforma in pupa in una decina di giorni al massimo.
Le prime due foto mostrano la pupa, formata da poco ed estratta dal suo bozzolo, mentre la terza e la quarta foto ritraggono un bozzolo estratto dal terreno e tagliato con cura per mostrare la pupa al suo interno; la farfalla all’interno dell’involucro pupale si è già sviluppata: infatti sono ben visibili, nella terza foto, le ali anteriori con la macchia chiara discoidale.
La pupa rimane nel bozzolo per tutta l’estate e l’autunno, sverna e schiuderà tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera successiva.
Se la si alleva è importante farle passare l’inverno a temperature basse, possibilmente all’esterno in un contenitore che la protegga da topi e formiche ma rigorosamente al riparo dal sole e con una buona ventilazione, per evitare schiuse precoci o la morte della pupa, soprattutto in condizioni di umidità insufficiente.
Il dimorfismo sessuale degli adulti è poco appariscente: solo la maggior pettinatura delle antenne, oltre alla morfologia dell’estremità dell’addome, consente di distinguere il maschio dalla femmina.