Endromis versicolora
di Paolo Mazzei
Endromis versicolora, descritta da Linnaeus nel 1758 nel genere Phalaena, è l’unico rappresentante europeo della famiglia Endromidae, con la possibile ma improbabile eccezione di Mirina christophi (Staudinger, 1887), che potrebbe essere presente nella parte più orientale della Russia europea. La foto mostra una femmina.
In Italia vola tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera ed è attratta dalle luci anche con temperature di pochi gradi sopra lo zero. È presente lungo tutto l’arco alpino e si spinge, lungo gli Appennini, fino all’Italia centrale
Anche il maschio, dotato di vistose antenne pettinate, è attratto dalle luci artificiali la notte, soprattutto nelle regioni più meridionali nelle quali la specie è presente, ma vola anche di giorno, in particolare nei boschi di betulle dell’Europa centrale.
Le piante alimentari preferite sono le betulle, ma sull’Appennino, dove le betulle sono scarse, utilizza anche altre latifoglie, in particolare il nocciòlo, Corylus avellana, anche lui appartenente comunque alle Betulaceae, e sono citati anche il tiglio e l’ontano.
L’undici marzo 2019 una grossa femmina arrivò alle nostre lampade al mercurio sotto Cineto Romano (Roma), ad appena 350 m di altitudine.
Far deporre le uova ad una femmina trovata in natura è di solito semplice, basta ospitarla una notte in un contenitore nel quale si aggiungono, oltre alla farfalla, dei rametti sottili, possibilmente di betulla o nocciòlo.
Alla prima età i bruchi sono molto scuri con un collarino arancio-bruno. Rimangono insieme, riunendosi all’apice dei rametti e mantenendo, quando non si alimentano, una posizione arcuata, con la testa lontana dal supporto, che conserveranno anche alle età successive.
Al momento di impuparsi, la larva assume una colorazione dorsale più scura, scende dalla pianta e si interra. La pupa è opaca e di aspetto rugoso, e rimane sottoterra fino alla fine dell’inverno successivo.