Smerinthus ocellatus
di Paolo Mazzei
È ancora una volta una sfinge la protagonista della nostra rubrica: Smerinthus ocellatus (Linnaeus, 1758), la sfinge ocellata per chi fosse interessato ai – pochi – nomi comuni della nostra lingua associati alle farfalle. Linneo la descrisse nel genere Sphinx, da lui stesso coniato, come Sphinx ocellata.
La sua attuale appartenenza al genere Smerinthus Latreille, [1802] impone l’utilizzo di ocellatus al maschile al posto di ocellata come epiteto specifico in base agli articoli 31.2 e 34.2 del Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica (ICZN), essendo Smerinthus un sostantivo maschile ed essendo ocellata un aggettivo femminile. Quindi il binomio corretto è Smerinthus ocellatus e non Smerinthus ocellata, utilizzato comunque in numerosi articoli e siti web.
Abita la maggior parte dell’Europa, escluse le regioni più settentrionali della Gran Bretagna e della Scandinavia e la Grecia. Si spinge nella parte nord-occidentale mediterranea dell’Africa e, attraverso la Russia europea centro-meridionale e il nord della Turchia, fino alle porzioni più occidentali della Mongolia e della Cina.
Gli adulti compaiono, sfarfallando dalle pupe svernanti, tra aprile e maggio. Questa specie può avere una sola o due generazioni a seconda dell’altitudine e della latitudine. La seconda generazione può essere solo parziale, ma se le condizioni locali dell’autunno lo consentono ce ne può essere anche una terza, anch’essa di norma parziale. Succede, allevando le larve nella bella stagione, che larve impupate contemporaneamente sfarfallino una parte dopo poco tempo (due o tre settimane se fa caldo) e un’altra parte rimangano pupe tutto l’autunno e l’inverno successivo per uscire poi in primavera.
Si trova soprattutto in luoghi umidi dove crescono le sue piante alimentari preferite, che sono i salici e i pioppi: boschi igrofili planiziali, rive di laghi, paludi, fiumi e torrenti, e si spinge in montagna fino a 2000 metri. Si nutre anche, occasionalmente, di Malus, Prunus, Betula, Alnus e altre latifoglie, ma si incontrano le larve, con una certa facilità, soprattutto sulla maggior parte delle specie di salici arbustivi ed arborei. Gli adulti sono poco attratti dalle luci artificiali e volano tardi la notte, spesso dopo mezzanotte.
In Italia è presente in particolare al nord, è meno frequente al centro e al sud e ci sono pochissime segnalazioni sia per la Sicilia che per la Sardegna.
Tutte le foto di questo articolo che sono prive di località e di data si riferiscono ad un allevamento portato avanti da uova ricevute verso il 20/5/2024, provenienti da una località ignota, dalle quali è sfarfallata una femmina il 18/7/2024, mentre la pupa maschile mostrata in foto è attualmente (26/01/2025) ancora svernante allo stadio di pupa. La data non viene riportata perché poco significativa: essendo le condizioni in cattività comunque ben diverse da quelle naturali, anche i tempi sono con tutta probabilità diversi da quelli che sarebbero stati necessari in natura.
Uovo
Come nella maggior parte delle sfingi, anche questa specie depone le uova, singolarmente o a gruppetti di due o tre, sulle foglie, sia sulla pagina superiore che inferiore, e sui rametti delle piante nutrici.
Le uova appena deposte sono subsferiche, lucide, verdi o verde-azzurro; misurano 1.6 x 1.4 mm e, quando si avvicina il momento della schiusa, che avviene dopo dieci – quindici giorni, assumono tonalità biancastre e diventano leggermente più opache.
Larva L1
Alla schiusa la larva misura circa 5 millimetri ed è giallo-verdina, con la capsula cefalica verde, il cornetto caudale dritto e marrone scuro, una sottile linea dorsale di un verde un po’ più scuro e un aspetto del corpo rugoso, a causa della presenza di innumerevoli piccoli tubercoli che portano dei peli molto corti e poco evidenti. Si intravedono già, anche se sono decisamente poco contrastate, delle linee giallastre, che passeranno ad una tonalità biancastra prima della prima muta, appena un po’ più chiare del colore di fondo, linee che, partendo dalla linea dorsale su ciascun segmento addominale da entrambi i lati, si inclinano verso il basso e terminano ventralmente nel segmento precedente, progredendo in avanti verso il capo.
Questo pattern si farà sempre più definito e contrastato ma rimarrà pressoché invariato fino alla maturazione, alla quinta età.
Fin dalla prima età la larvetta è in grado di attaccare le foglie dal margine e di cibarsene progredendo verso l’interno. Le fasi di alimentazione si alternano con fasi di riposo, sia di giorno che di notte.
Quando non si alimentano le larve L1 si allineano di solito sulla nervatura centrale delle foglie, riuscendo a passare inosservate.
L’ultima foto mostra una larva in muta. Da notare in trasparenza la nuova capsula cefalica della seconda età, che presenta una linea giallastra per parte, come vedremo tra poco.
Larva L2
La larva di seconda età ha il cornetto caudale più spesso ed appuntito, coperto di piccoli tubercoli come tutto il resto del corpo e non più uniformemente scuro ma più chiaro ai due lati, mantenendo una colorazione scura leggermente violacea solo dorsalmente.
La capsula cefalica ha ora una forma piramidale, con il vertice in alto, i due spigoli verticali della faccia frontale gialli, che si riuniscono nel vertice diventando due corte appendici bruno/aranciate.
I tubercoli su tutto il corpo sono molto densi e biancastri, mentre quelli presenti sulla capsula cefalica sono molto più radi e giallastri.
A riposo tende a sollevare la parte anteriore del corpo non usando le prime due coppie di false zampe addominali per reggersi al substrato, come molte altre larve di sfingi.
Le linee laterali oblique sono adesso molto più contrastate ed evidenti, in particolare l’ultima, che parte dalla base del cornetto caudale, proseguendone i lati più chiari, e finisce alla base della quarta coppia di false zampe, ai lati del sesto segmento addominale. Nei tre segmenti toracici le linee non sono inclinate ma longitudinali e dorso laterali.
La larva della foto precedente è in muta verso la terza età, e si capisce dai suoi colori e dall’aspetto delle due capsule cefaliche, quella che sta per cadere e quella che subentrerà a muta avvenuta, che la colorazione cambierà ben poco.
Larva L3
E infatti la larva di terza età è praticamente una copia di quella di seconda età in dimensioni maggiori: la linea chiara obliqua che parte dalla base del cornetto è ancora più evidente rispetto alle altre sei, ma per il resto non cambia quasi nulla, inclusi forma e colori della capsula cefalica.
Le larve di questa specie sono vittima sia di parassitismo che di predazione: nella foto che segue, da una vecchia diapositiva scattata sui Monti della Tolfa (Roma) il 20 maggio 1986, una larva di terza età (la prima larva di questa specie che avessi mai visto…) attaccata da un eterottero predatore, Picromerus bidens (Linnaeus, 1758), appartenente ai Pentatomidae, ma vengono predate anche da mantidi, carabidi, ragni e diversi altri artropodi, oltre che da un gran numero di uccelli.
Quanto ai parassiti (parassitoidi), troviamo, tra gli imenotteri: Ichneumonidae, Eulophidae, Scelionidae, Braconidae – tra cui Microplitis ocellatae (Bouché, 1834) del nord Europa -, e Tachinidae tra i ditteri.
Fino all’80% delle larve può soccombere a causa dei parassitoidi, secondo Pittaway.
Larva L4
C’è ben poco da dire sulla quarta età, oltre alle dimensioni che si fanno importanti e alle due piccole appendici all’apice della capsula cefalica, che troviamo ridotte, e che spariranno completamente nelle larve L5.
Larva L5
Il cornetto caudale assume una sfumatura azzurra alla base, mentre l’apice è verde, gli stigmi respiratori laterali, bianchi bordati di rosso scuro, diventano più evidenti e le dimensioni raggiungono il valore massimo, con una lunghezza che può superare gli otto centimetri: stiamo parlando ovviamente della larva alla quinta e ultima età.
La colorazione di fondo della larva è verde nella maggior parte dei casi, ma si incontrano larve con una netta tonalità azzurrina, soprattutto laterale, larve giallastre o con un verdino pallido tendente al bruno, e non è per niente rara la presenza di macchie rossastre scure di dimensioni assai variabili, come si vede nelle ultime due foto delle larve L5.
Graz-Umgebung, Austria, 28/9/2024. (foto utente iNaturalist juliamep, license CC BY-NC)
Lendspitz-Maiernigg, Austria, 7/7/2024. (foto utente iNaturalist brudermann, license CC BY-NC)
Pupa
La larva di quinta età, alla fine del suo sviluppo, cessa di alimentarsi e deve trovare un luogo a lei adatto per impuparsi. In questa fase di pre-pupa molte larve di sfingidi cambiano colore, assumendo tonalità brune o violacee a volte molto scure, ma la sfinge ocellata spesso non cambia per niente colorazione, oppure tale cambiamento non è così appariscente come lo è, ad esempio, quello della sfinge dell’oleandro.
La larva scende dall’albero o dall’arbusto su cui si nutriva, e cammina velocemente, anche per diverse decine di metri, cercando il punto buono per interrarsi: usa gallerie abbandonate di roditori o punti dove la terra non è troppo compatta, e scende nella terra di una decina di centimetri o anche di più.
Poi si crea una camera pupale, allargando e compattando la terra e fissandola con la sua seta, fino a creare una sorta di bozzolo sotterraneo nel quale si trasforma in pupa.
Le prime due foto mostrano uno di questi bozzoli, estratto dal terreno e aperto, con delicatezza e attenzione, per mostrare la pupa.
Anche in questa specie, come abbiamo già visto per per altre specie e in particolare per Macroglossum stellatarum e Daphnis nerii, è possibile prevedere già dalla pupa il sesso dell’adulto che sfarfallerà: si rimanda ai precedenti collegamenti per i dettagli, dove le pupe più chiare mostrano i caratteri che differenziano i due sessi in modo decisamente più evidente.
Nella foto che segue l’estremità addominale di una pupa femminile, a sinistra, e una pupa maschile, a destra, viste dal lato ventrale.
Adulto
Gli adulti di questa specie sono caratterizzati dalla presenza, sulla pagina superiore di ciascuna delle due ali posteriori, di un bellissimo ocello blu e nero confinante superiormente con una zona di colore rosa fucsia. A riposo i due ocelli sono coperti dalle ali anteriori, ma in caso di disturbo le ali anteriori vengono aperte rapidamente mostrando gli ocelli e i loro colori, e l’apparizione improvvisa di questi due occhi colorati può far indietreggiare un eventuale predatore.
I disegni alari non consentono di distinguere i due sessi, ma la forma e le dimensioni dell’addome e soprattutto la morfologia delle antenne permettono di identificare il sesso con una certa facilità.
Nelle prime due foto, una femmina che non aveva ancora deposto le uova, e per questo ancora caratterizzate da un addome particolarmente pesante e voluminoso, e un maschio.
Maschio adulto, Powiat moniecki, Polonia, 21/6/2015. (foto Jarosław Bury, license CC BY-NC)
Specie simili
In Europa centrale e occidentale questa specie, unica presente del genere Smerinthus, è facilmente riconoscibile dalle altre Smerinthinae, sottofamiglia delle Sphingidae a cui appartiene, per i vistosi “occhi” azzurri e neri, su sfondo rosato e nocciola, delle ali posteriori.
Ma se ci spostiamo più verso est troviamo altre due specie in questo stesso genere: a nord, nella Russia europea (con una singola segnalazione per la Bielorussia e una per la Lituania) troviamo Smerinthus caecus Smerinthus kindermannii
Vediamo come si possono distinguere gli adulti di queste due ulteriori specie dalla nostra.
Adulto
Smerinthus ocellatus
Smerinthus caecus
Smerinthus kindermannii
Il carattere più evidente ed immediato è la forma delle macchie ocellari della ali posteriori: il bordo azzurro è una corona circolare completa in Smerinthus ocellatus, due mezzelune in alto e in basso, distinte e affacciate, in Smerinthus caecus e due archi paralleli in Smerinthus kindermannii.
Yagodnoye, Regione di Nizhny Novgorod, Russia, 12/6/2019. (foto Mikhail Scimeliov, license CC BY-NC)
Saboo Ladakh, India, 7/7/2006. (foto Heiner Ziegler, license CC BY-NC)
Distretto di Nagorsky, Regione di Kirov, Russia, 1/6/2023. (foto utente iNaturalist bakkasv, license CC BY-NC)
Saboo Ladakh, India, 7/7/2006. (foto Heiner Ziegler, license CC BY-NC)
Links
Qualche sito in rete con informazioni e foto su questa specie:
-
- Les Sphingidae de France (Jean Haxaire)
- Sphingidae of the Western Palaearctic (Tony Pittaway)
- Lepiforum e.V.
- Les Carnets du Lépidoptériste Français (Philippe Mothiron & Claire Hoddé)
- Les Pages Entomologiques d’André Lequet
- Butterfly Conservation (Adam Gor)