Scrivere con passione di passioni

di Andrea Baruzzi

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In un mondo frenetico, schizofrenico e sempre più omogeneizzato (di cui si fa – ovviamente – parte), capita sempre più raramente di avere tempo per guardarsi dentro, fare qualcosa di diverso o anche solamente “prendersi tempo per sé stessi”.

Nel 2024, più precisamente a luglio, al ritorno da una breve vacanza in Valle Gesso (CN) – venendo da un periodo decisamente complesso a livello personale – e con il traguardo dei cinquant’anni in avvicinamento veloce, ho sentito il bisogno di fare qualcosa per me, per fare qualcosa che giaceva in attesa da quasi vent’anni. 

Scrivere. Una sorta di autobiografia, una sorta di bilancio sui miei primi cinquant’anni da entomologo amatoriale. Cercando di avere in mente cosa mi sarebbe piaciuto leggere, se qualcuno dei miei amici lo avesse fatto. Senza avere la pretesa di competere con gli scrittori veri, né fare una rendicontazione precisa di ogni singola escursione (anche se ci ho pensato).

Il tutto parte da quello che per me fu l’evento scatenante, una visita a Londra, al Natural History Museum… visita che non fu per nulla positiva. A riprova del fatto che da un fallimento, una sconfitta, bisogna trarre insegnamenti e spunti per trasformarla in opportunità. Da quanto accaduto allora, correva il 1999, di cose ne sono successe molte (tra cui anche la nascita di ALI, alla quale ero presente e tra i primi firmatari).

Come ho detto prima, era luglio 2024 e la prima bozza ha visto la luce verso metà settembre. Una frenesia quasi inarrestabile nel mettere, nero su bianco, un periodo di quarantadue anni da ripercorrere. Mentre scrivevo, nella mia testa si è fatta largo l’idea di farne un regalo auto-prodotto (un libro stampato, vecchia maniera non amo particolarmente gli e-book) per i miei più cari amici, alle persone a me vicine vuoi per un motivo vuoi per un altro.

E così è stato, ma non avevo tenuto conto che in primis il regalo l’avrei fatto a me. Così lontano, così vicino è stato stampato in cento copie cartacee; in copertina la farfalla che mi ha “cambiato” la vita: il Papilio alexanor.

Qualcuno di voi mi conoscerà per l’articolo relativo al P. alexanor radighierii uscito sul Quaderno 44 della Società per gli Studi Naturalistici della Romagna, oppure l’ha intravisto su Academia o sul sito del Parco Naturale delle Alpi Marittime; qualcun altro mi conoscerà di persona, via telefono o per mail a seguito di domande (o scocciature) in merito a quel ropalocero. Il suddetto libro non è in vendita (qualcuno dei Soci Fondatori di ALI l’ha ricevuto) ma è disponibile su richiesta, in formato pdf; quindi, posso dire che quest’articolo non è una sorta di auto-promozione commerciale! 

Di cosa parlo in Così lontano, così vicino? Parlo di passione, principalmente, di come una passione verso le farfalle mi abbia forgiato, plasmato e fatto diventare quello di adesso. Sicuramente non uno scrittore! Ma una persona che ogni volta che vede un alexanor volare, ha ancora lo stesso tuffo al cuore di quando lo vide per la prima volta. Parlo di me: un ragazzino di otto anni, che vuoi per il contesto fortunato, ha avuto modo di vivere la natura con leggerezza, con stupore e con ricordi che rimarranno indelebili per sempre e di cui quel ragazzino non aveva idea di quali conseguenze avrebbero avuto. Parlo di avventure, escursioni e scoperte, ma soprattutto parlo di amicizia. 

E sì… parlo di farfalle… anche di farfalle. Ma in maniera – diciamo – non convenzionale o per lo meno, non mi sembra. Cercando di trasferire all’ignaro lettore la passione che sta dietro al tutto. Cercando di far comprendere il senso di meraviglia che provo ancora oggi. E non solo a veder volare l’alexanor. 

Condividere. Ecco, forse la parola giusta è condividere. Condividere con gli amici, molti anche presenti tra le parole del libro (che ammetto, mi fa ancora una certa impressione riferirmi ad un libro…) quanto sia importante seguire le proprie passioni. Contro tutto e tutti, con le proprie forze e ricevendo dalle persone con lo stesso interesse, aiuto, stima e amicizia.

Il titolo è anche una sorta di mantra che dal 2001 mi accompagna. Di come tante, troppe volte, ci si accorga che quello che si cerca è sempre lì, spesso più vicino di quello che si pensi. Nella seconda di copertina già chiarisco tutto su come le cose sono andate ovvero: “tra coincidenze, testardaggine, impegno e una buona dose di fortuna”.

Il risultato è un lavoro, un “libro”, di cui oggi ho avuto molti ritorni positivi, da amici entomologi ma anche da amici non-entomologi, potrei dire “da persone normali”, perché alla fine un briciolo di follia è presente in tutti gli entomologi che ho conosciuto. Follia positiva, quella che ti fa fare migliaia di chilometri per fotografare, trovare una specie… o più semplicemente voler vederla volare nel suo ambiente.

Un libro che parla però anche di sconfitte, di fallimenti o di perdite, che, come insegnano i grandi della storia, sono un po’ le basi su cui si costruiscono i successi o le crescite personali. 

Accingendomi a chiudere questo breve articolo, come un po’ fosse una presentazione di PowerPoint (non me ne vogliate, l’ho detto subito che faccio parte di questo frenetico mondo) vi lascio una sorta di take-home message:

Parlate della vostra passione, trasmettete agli altri quanto più possibile, nella forma che sia maggiormente fruibile, avrete così due risultati: 

    • Il primo è che vi accorgerete di quanto avete fatto finora, dandovi più che una pacca sulla spalla.
    • Il secondo è che i non addetti ai lavori, ogni qual volta vedranno una farfalla, sapranno che possono essere fonte di passione, dedizione e impegno, un po’ a sfatare quella connotazione negativa che ha la frase “andar per farfalle”. 

Per coloro interessati ad una copia in pdf di Così lontano, così vicino questa è la mia mail: baruzzi[at]gmail.com