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ALI - Newsletter 1/2025
In questo numero:
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Progetto MAMI – MAcroglossum stellatarum MIgration (Marta Skowron Volponi)
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Alcuni predatori di lepidotteri notturni (Luigi Lenzini)
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XII International Congress of Forum Herbulot – Sud Africa 2025 (Giuseppe Rijllo)
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Una scoperta per la scienza, un tributo alla memoria: Diplodoma giulioregenii (Sara La Cava)
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Non solo biodiversità: Pieris brassicae come bioindicatore della qualità dell’aria (Luca Dessì)
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Scrivere con passione di passioni (Andrea Baruzzi)
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ALI ad Entomodena (Simona Bonelli e Paolo Mazzei)
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Frugando in biblioteca… Scripta manent… (Alberto Zilli)
Progetto MAMI - MAcroglossum stellatarum MIgration
di Marta Skowron Volponi
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Cari soci e socie,
abbiamo appena iniziato un progetto sulla sfinge colibrì, Macroglossum stellatarum, e vogliamo chiedere il vostro contributo! Stiamo studiando la migrazione di questo importante impollinatore: quali rotte segue e come queste potrebbero cambiare a causa del cambiamento climatico.
Abbiamo creato un progetto su iNaturalist, al quale vi invitiamo a partecipare inserendo le vostre osservazioni di M. stellatarum. Le segnalazioni più preziose sono quelle invernali, primaverili e autunnali, perché ci aiutano a capire dove questa specie sverna, che percorso segue dal Nord Africa verso il Nord Europa e quando si verifica il picco degli eventi di migrazione.
Stiamo raccogliendo dati da tutta Europa, quindi anche le osservazioni fatte durante le vacanze all’estero sono più che benvenute!
Alcune rotte migratorie potrebbero essere più pericolose di altre a causa della preseza della pianta aliena Oenothera speciosa. Questa rappresenta una minaccia per la sfinge colibrì e probabilmente per altri impollinatori, dal momento che la spiritromba delle falene rimane incastrata nei suoi fiori. E’ nativa degli Stati Uniti e del Messico settentrionale ma è sfuggita alle coltivazioni e si è diffusa in Europa, Sud America, Asia e Oceania. Per questo al’interno dello stesso progetto iNaturalist raccogliamo anche le segnalazioni di O. speciosa.
Unitevi al nostro progetto di Citizen Science su iNaturalist.
Grazie per il vostro aiuto!
Marta Skowron Volponi
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Alcuni predatori di lepidotteri notturni
di Luigi Lenzini
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Ultimamente mi sono dedicato molto alla fotografia e alle riprese video di notte, perché ormai, di giorno, trovo per lo più specie e situazioni che ho già documentato.
Di notte si incontrano specie diverse. Alcune sono attive anche di giorno, ma di notte sono più facili da individuare, perché il mimetismo cromatico è meno efficace. Per esempio, Phasmidae, Mantodea, Chrysopidae… Altre specie, invece, sono attive solo di notte, ed è raro, quasi fortuito, incontrarle di giorno.
Tra queste ci sono le falene, e un certo numero di predatori specializzati nelle caccia alle falene.
Tra i ragni, oltre ai predatori erranti come Olios argelasius, Zoropsis spinimana, Cheiracanthium sp., sono interessanti tre specie che cacciano con l’uso di ragnatela fissa: Neoscona subfusca, Lipocrea epeiroides e Cyrtarachne ixoides.
Queste tre specie costruiscono la loro tela al calare del sole, o anche a notte inoltrata, e la demoliscono al mattino, mangiando la seta per riciclarla. Dopo di che si nascondono per tutto il giorno tra la vegetazione aspettando la notte successiva.
Verosimilmente questo comportamento è legato al fatto che le loro prede potenziali sono per lo più notturne, e mantenere attiva la ragnatela durante il giorno aumenterebbe di poco la resa, mentre aumenterebbe la probabilità che il ragno, tramite la ragnatela, sia individuato e predato. Tra i predatori possibili gli uccelletti e gli imenotteri Sphecidae dei generi Sceliphron e Chalybion, che sono attivi solo di giorno e cacciano a vista, e anche i Vespidae sociali.
Le osservazioni che seguono sono state fatte nell’arco di vari anni in Sardegna, località Valle dell’Erica – La Licciola, in Comune di Santa Teresa Gallura (OT), in un’area ristretta a breve distanza dal mare, che presenta siepi potate “a muro verticale”, e quindi facilmente accessibili, e uno stagno costiero di acqua dolce.
Neoscona subfusca
Simile alla più comune Neoscona adianta che caccia 24 ore su 24, costruisce la ragnatela, del tipo orbicolare, al tramonto, addossata alle siepi, in posizione quasi verticale.
Una caratteristica di questa ragnatela, di solito abbastanza grande, è che la spirale catturante non arriva fino al reticolo centrale dove il ragno staziona, ma si ferma a qualche centimetro di distanza. Lasciando i raggi liberi nella parte centrale.
Le prede di questo ragno sono quasi sempre insetti volanti, come Falene, Crysopidae, formiche sessuate.
Nella prima foto che segue una femmina di Neoscona subfusca che ha predato una piccola falena. Nella seconda foto che segue si vede la tela di una Neoscona subfusca danneggiata da diversi impatti di prede, con i segni di varie “spiumate” di falene.
Lipocrea epeiroides
Una specie ancora più specializzata nella caccia notturna, ma piuttosto rara e localizzata è Lipocrea epeiroides, che frequenta soprattutto ambienti ripariali e lagune.
Questo Araneidae costruisce una ragnatela con un numero enorme di spire, anche 50, e così ravvicinate che a volte si toccano e rimangono attaccate insieme.
Lipocrea epeiroides costruisce la sua tela tardi, di solito quando è già notte.
Anche in questa ragnatela si nota una “spiumata” derivante dall’impatto di una falena.
È un Araneidae di aspetto insolito, molto allungato, e con le zampe coperte da fitte setole. Nella seconda foto che segue sta avvolgendo una falena di piccole dimensioni.
Cyrtarachne ixoides
La specie più strana e particolare delle tre è Cyrtarachne ixoides, che costruisce la sua ragnatela a notta inoltrata.
È una ragnatela molto particolare, disposta quasi orizzontalmente, molto grande rispetto alle dimensioni del ragno (anche 50 cm di diametro contro i 5 mm del ragno), con pochi raggi e poche spire (5-7).
Le spire sono molto distanziate tra di loro, anche 2-3 cm, per cui il ragno non può calcolare il distanziamento tra loro con la lunghezza delle zampe, che sono molto corte, e deve verosimilmente essere capace di contare i passi.
Altra particolarità delle spire è che le palline collose non sono distribuite uniformemente su tutta la lunghezza, ma si interrompono prima e dopo il raggio, lasciando una porzione di spira liscia e non catturante. Verosimilmente le piccole falene restano incollate ad una sola spira, ma le palline collose sono molto adesive e riescono a trattenerla comunque.
Nella foto seguente si intravede la struttura della tela, che è molto difficile da fotografare nella sua interezza, al buio e con luce incidente.
Nella prima delle due foto che seguono, Cyrtarachne ixoides che ha predato una piccola falena. Si nota che la goccioline collose che rendono catturante la ragnatela sono molto grandi. Nella seconda, Cyrtarachne ixoides fotografato di giorno sulla vegetazione.
Sasrtrapada baerensprungi (Reduvidae)
Oltre ai ragni, segnalo un altro predatore strettamente notturno e che preda in gran parte piccole falene: l’emittero Reduvide Sastrapada baerensprungi.
Essendo un insetto che caccia sulla vegetazione, soprattutto erbacea, non cattura solo falene e altri insetti volanti, ma anche artropodi che camminano, come ortotteri e ragni. Le neanidi e le ninfe sono più aggressive e voraci degli adulti.
Grazie per l’attenzione, Luigi Lenzini
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XII International Congress of Forum Herbulot
Sud Africa 2025
di Giuseppe Rijllo
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Trovandoci in uno splendido luogo, ad un’ora di auto da Pretoria, all’interno di un sistema di riserve che proteggono una natura lussureggiante, le nostre aspettative per questa esperienza erano irrimediabilmente molto alte.
Questo è un piccolo resoconto della mia partecipazione al XII International Congress of Forum Herbulot tenutosi in South Africa dal 27 al 31 Gennaio 2025.
Il forum Herbulot è un’iniziativa di ricerca, fondata nel 2000 con l’obiettivo principale di coordinare e promuovere le attività di ricerca sulla comunità globale di geometridi attraverso banche dati condivise, scambio di informazioni e congressi scientifici. Come tutti i congressi internazionali è stato un incontro ricco di interazioni e interessanti interventi tenuti da esperti provenienti da tutto il mondo che presentavano le loro ricerche sulla superfamiglia dei Geometroidea.
Grazie alla presenza di cinque soci ALI, al forum sono stati presentati tre diversi lavori sui Geometridi italiani.
La Dott.sa Sara La Cava ha presentato un sunto dei numerosi campionamenti condotti negli ultimi anni nelle foreste calabresi, con un particolare focus sulle specie di geometridi e la loro associazione con le diverse tipologie forestali indagate.
La Dott.sa Giada Zucco ha presentato la nuova check list del genere Eupithecia per la regione Calabria con le novità faunistiche rinvenute negli ultimi anni, tra cui alcune nuove segnalazioni per la fauna dell’Italia continentale, e una disamina sulle specie più criptiche.
Entrambe le ricercatrici sono attualmente al primo anno del loro percorso di dottorato di ricerca con progetti che riguardano lo studio di macro e micro-lepidotteri nel sud Italia sotto la guida di uno dei soci fondatori di ALI, il Dott. Stefano Scalercio.
La terza presentazione “Made in Italy” è stata a cura del Prof. Andrea Sciarretta che ha parlato della distribuzione dei geometridi lungo una sequenza dunale sulle coste del centro Italia.
Il congresso, se così vogliamo definirlo, è organizzato con lo stesso spirito con cui è organizzato IncontrALI, cioè caratterizzato da poca formalità e molti momenti di convivialità con lo scopo di favorire la creazione di rapporti e lo scambio di idee tra i partecipanti.
Le presentazioni sono state intervallate da lunghi momenti dedicati alla riflessione e alle domande sulle ricerche presentate, alcune delle quali esposte proprio per ottenere delle opinioni da parte di amici e colleghi sulle problematiche riscontrate nei vari lavori.
Le presentazioni del pomeriggio solitamente terminavano presto per dare modo ai partecipanti di allestire teli e trappole per la caccia notturna delle falene. Immersi in un ambiente unico e particolare come il bush sudafricano, caratterizzato da una bassa presenza di luce artificiale e opere antropiche, la voglia di tutti noi di scoprire cosa volava di notte era molto alta.
Essendo letteralmente dalla parte opposta del mondo tutti gli esemplari attratti dalle nostre luci led ci hanno suscitato tanto entusiasmo che è sfociato in una produzione esagerata di scatti fotografici dei quali vi proponiamo una piccola selezione.
Giuseppe Rijllo
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Una scoperta per la scienza, un tributo alla memoria: Diplodoma giulioregenii
di Sara La Cava
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Nel corso del mio dottorato di ricerca, che si concentra sullo studio della biodiversità dei microlepidotteri del Sud Italia, ho avuto l’opportunità di studiare diversi esemplari conservati nella collezione lepidotterologica del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), Centro di ricerca Foreste e Legno, presso la sede di Rende in Calabria. Tra questi, abbiamo analizzato degli esemplari che successivamente sono stati descritti come Diplodoma giulioregenii La Cava & Scalercio.
Nel nostro centro, stiamo svolgendo uno screening genetico della collezione lepidotterologica utilizzando il DNA mitocondriale. Lo facciamo per avere un database di sequenze genetiche di riferimento e per confrontare gli esemplari raccolti nel Sud Italia con quelli del resto del mondo, nonché per verificare che siano specie già note, mai barcodate o nuove per la scienza.
Anche i tre esemplari di Diplodoma giulioregenii sono stati sottoposti a DNA barcoding. Con questa tecnica, viene sequenziato un frammento del gene citocromo ossidasi subunità 1 (COI), che è uno dei marker genetici più utilizzati per il DNA barcoding, molto utile in quanto presenta un livello di variabilità sufficiente a distinguere specie diverse, ma sufficientemente conservato da consentire il confronto tra individui affini.
Una volta ottenute le sequenze, abbiamo scoperto che queste erano geneticamente vicine a quella di un’altra specie del genere Diplodoma, già nota in Europa. Tuttavia, la distanza genetica tra queste due entità tassonomiche era troppo elevata per considerarle appartenenti alla stessa specie. Questo è stato il primo indizio concreto che ci ha portato a sospettare di trovarci di fronte a una specie nuova per la scienza.
A supporto di questa ipotesi, abbiamo condotto un’analisi morfologica dettagliata, concentrandoci in particolare sulle strutture genitali, che nei lepidotteri spesso rappresentano uno dei principali caratteri diagnostici per la distinzione tra specie affini. Anche in questo caso, le differenze erano evidenti: la morfologia degli organi genitali maschili presentava caratteristiche distintive rispetto a tutte le altre specie conosciute del genere Diplodoma. L’integrazione di queste due evidenze, genetiche e morfologiche, ci ha permesso di concludere che si trattava di una nuova specie per la scienza, che abbiamo successivamente descritto in modo dettagliato dal punto di vista morfologico e genetico.
Da un punto di vista ecologico, le conoscenze sono ancora limitate: al momento sappiamo che questi esemplari abitano boschi umidi, poiché due sono stati rinvenuti in un bosco misto di pino e faggio all’interno del Parco Nazionale della Sila, mentre il terzo in un castagneto della Catena Costiera Paolana.
Anche la biologia di Diplodoma giulioregenii è ancora sconosciuta, ma supponiamo che, come le sue congeneri, la larva si nutra di muschi, licheni e materiale vegetale in decomposizione, ad esempio foglie appassite.
Abbiamo deciso di chiamare questa nuova specie Diplodoma giulioregenii, e di dedicarla quindi a Giulio Regeni, perché il nostro gruppo di ricerca è formato principalmente da dottorandi più o meno della stessa età di Giulio quando è stato ucciso, e per questo ci siamo sentiti particolarmente vicini alla sua storia. Giulio Regeni era un giovane ricercatore che ha tragicamente perso la vita mentre svolgeva il suo lavoro in Egitto. Dedicargli il nome di una nuova specie ci è sembrato un modo significativo per esprimere solidarietà da parte del mondo della ricerca alla sua famiglia: un gesto simbolico, ma in grado di mantenere viva la sua memoria per sempre. Crediamo inoltre che questo atto possa contribuire a mantenere alta l’attenzione sulla necessità di giungere alla verità e alla giustizia per il caso di Giulio Regeni.
L’identificazione di Diplodoma giulioregenii è stata possibile grazie a un approccio integrato che ha combinato analisi genetiche e morfologiche. La scoperta di questa nuova specie sottolinea l’importanza di continuare a esplorare la biodiversità dei nostri ecosistemi, specialmente in aree ricche ma ancora poco studiate come le foreste del Sud Italia. Allo stesso tempo, la dedica a Giulio Regeni rappresenta un piccolo ma significativo tributo a un giovane ricercatore e un richiamo a non dimenticare la sua storia.
Sara La Cava
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Non solo biodiversità: Pieris brassicae come bioindicatore della qualità dell’aria
di Luca Dessì
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Durante il mio percorso di tesi magistrale, ho avuto l’opportunità di esplorare il mondo degli insetti da una prospettiva nuova e affascinante.
Il mio progetto di tesi si è concentrato su Pieris brassicae, comunemente conosciuta come cavolaia maggiore, e sul suo ruolo come bioindicatore della qualità dell’aria. Questo progetto mi ha permesso di scoprire che lo studio degli insetti non si limita alla biodiversità in senso stretto, ma può estendersi a importanti applicazioni ecotossicologiche.
La mia attività di ricerca consisteva nell’allevamento standardizzato della cavolaia maggiore, raccolta negli orti urbani di Torino, in gabbie divise per trattamento, secondo un gradiente di concentrazioni di particolato atmosferico (PM10). Ogni trattamento era sottoposto alle stesse condizioni ambientali, garantendo così la validità dei risultati. Una volta che le larve hanno raggiunto il quarto e ultimo stadio, dalla loro emolinfa è stato svolto il test dei micronuclei. Più erano numerosi i micronuclei nelle cellule prelevate, più il danno era importante.
Questo approccio mi ha permesso di osservare come le diverse concentrazioni di polveri influenzassero la salute e gli effetti negativi sub-letali su questi insetti. Questa esperienza è stata la mia prima immersione “scientifica” nel mondo delle farfalle. Ho scoperto come un animale così comune e spesso non apprezzato, considerato un pest per le colture di brassicacee, possa rivelarsi estremamente utile nel monitoraggio della qualità dell’aria. La cavolaia maggiore, infatti, può fornire preziose informazioni sulla presenza di inquinanti atmosferici, contribuendo così alla tutela della salute umana e della biodiversità che ci circonda.
Il mio tirocinio mi ha insegnato che anche gli insetti più comuni possono avere un ruolo cruciale nella conservazione dell’ambiente. Pieris brassicae non è solo una farfalla comune, ma anche un potente e valido strumento per la valutazione della qualità dell’aria. Questo progetto mi ha aperto gli occhi sull’importanza di considerare ogni organismo vivente come parte integrante di un ecosistema complesso e interconnesso.
Luca Dessì
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Scrivere con passione di passioni
di Andrea Baruzzi
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In un mondo frenetico, schizofrenico e sempre più omogeneizzato (di cui si fa – ovviamente – parte), capita sempre più raramente di avere tempo per guardarsi dentro, fare qualcosa di diverso o anche solamente “prendersi tempo per sé stessi”.
Nel 2024, più precisamente a luglio, al ritorno da una breve vacanza in Valle Gesso (CN) – venendo da un periodo decisamente complesso a livello personale – e con il traguardo dei cinquant’anni in avvicinamento veloce, ho sentito il bisogno di fare qualcosa per me, per fare qualcosa che giaceva in attesa da quasi vent’anni.
Scrivere. Una sorta di autobiografia, una sorta di bilancio sui miei primi cinquant’anni da entomologo amatoriale. Cercando di avere in mente cosa mi sarebbe piaciuto leggere, se qualcuno dei miei amici lo avesse fatto. Senza avere la pretesa di competere con gli scrittori veri, né fare una rendicontazione precisa di ogni singola escursione (anche se ci ho pensato).
Il tutto parte da quello che per me fu l’evento scatenante, una visita a Londra, al Natural History Museum… visita che non fu per nulla positiva. A riprova del fatto che da un fallimento, una sconfitta, bisogna trarre insegnamenti e spunti per trasformarla in opportunità. Da quanto accaduto allora, correva il 1999, di cose ne sono successe molte (tra cui anche la nascita di ALI, alla quale ero presente e tra i primi firmatari).
Come ho detto prima, era luglio 2024 e la prima bozza ha visto la luce verso metà settembre. Una frenesia quasi inarrestabile nel mettere, nero su bianco, un periodo di quarantadue anni da ripercorrere. Mentre scrivevo, nella mia testa si è fatta largo l’idea di farne un regalo auto-prodotto (un libro stampato, vecchia maniera non amo particolarmente gli e-book) per i miei più cari amici, alle persone a me vicine vuoi per un motivo vuoi per un altro.
E così è stato, ma non avevo tenuto conto che in primis il regalo l’avrei fatto a me. Così lontano, così vicino è stato stampato in cento copie cartacee; in copertina la farfalla che mi ha “cambiato” la vita: il Papilio alexanor.
Qualcuno di voi mi conoscerà per l’articolo relativo al P. alexanor radighierii uscito sul Quaderno 44 della Società per gli Studi Naturalistici della Romagna, oppure l’ha intravisto su Academia o sul sito del Parco Naturale delle Alpi Marittime; qualcun altro mi conoscerà di persona, via telefono o per mail a seguito di domande (o scocciature) in merito a quel ropalocero. Il suddetto libro non è in vendita (qualcuno dei Soci Fondatori di ALI l’ha ricevuto) ma è disponibile su richiesta, in formato pdf; quindi, posso dire che quest’articolo non è una sorta di auto-promozione commerciale!
Di cosa parlo in Così lontano, così vicino? Parlo di passione, principalmente, di come una passione verso le farfalle mi abbia forgiato, plasmato e fatto diventare quello di adesso. Sicuramente non uno scrittore! Ma una persona che ogni volta che vede un alexanor volare, ha ancora lo stesso tuffo al cuore di quando lo vide per la prima volta. Parlo di me: un ragazzino di otto anni, che vuoi per il contesto fortunato, ha avuto modo di vivere la natura con leggerezza, con stupore e con ricordi che rimarranno indelebili per sempre e di cui quel ragazzino non aveva idea di quali conseguenze avrebbero avuto. Parlo di avventure, escursioni e scoperte, ma soprattutto parlo di amicizia.
E sì… parlo di farfalle… anche di farfalle. Ma in maniera – diciamo – non convenzionale o per lo meno, non mi sembra. Cercando di trasferire all’ignaro lettore la passione che sta dietro al tutto. Cercando di far comprendere il senso di meraviglia che provo ancora oggi. E non solo a veder volare l’alexanor.
Condividere. Ecco, forse la parola giusta è condividere. Condividere con gli amici, molti anche presenti tra le parole del libro (che ammetto, mi fa ancora una certa impressione riferirmi ad un libro…) quanto sia importante seguire le proprie passioni. Contro tutto e tutti, con le proprie forze e ricevendo dalle persone con lo stesso interesse, aiuto, stima e amicizia.
Il titolo è anche una sorta di mantra che dal 2001 mi accompagna. Di come tante, troppe volte, ci si accorga che quello che si cerca è sempre lì, spesso più vicino di quello che si pensi. Nella seconda di copertina già chiarisco tutto su come le cose sono andate ovvero: “tra coincidenze, testardaggine, impegno e una buona dose di fortuna”.
Il risultato è un lavoro, un “libro”, di cui oggi ho avuto molti ritorni positivi, da amici entomologi ma anche da amici non-entomologi, potrei dire “da persone normali”, perché alla fine un briciolo di follia è presente in tutti gli entomologi che ho conosciuto. Follia positiva, quella che ti fa fare migliaia di chilometri per fotografare, trovare una specie… o più semplicemente voler vederla volare nel suo ambiente.
Un libro che parla però anche di sconfitte, di fallimenti o di perdite, che, come insegnano i grandi della storia, sono un po’ le basi su cui si costruiscono i successi o le crescite personali.
Accingendomi a chiudere questo breve articolo, come un po’ fosse una presentazione di PowerPoint (non me ne vogliate, l’ho detto subito che faccio parte di questo frenetico mondo) vi lascio una sorta di take-home message:
Parlate della vostra passione, trasmettete agli altri quanto più possibile, nella forma che sia maggiormente fruibile, avrete così due risultati:
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- Il primo è che vi accorgerete di quanto avete fatto finora, dandovi più che una pacca sulla spalla.
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- Il secondo è che i non addetti ai lavori, ogni qual volta vedranno una farfalla, sapranno che possono essere fonte di passione, dedizione e impegno, un po’ a sfatare quella connotazione negativa che ha la frase “andar per farfalle”.
Per coloro interessati ad una copia in pdf di Così lontano, così vicino questa è la mia mail: baruzzi[at]gmail.com
Andrea Baruzzi
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ALI ad Entomodena
di Simona Bonelli e Paolo Mazzei
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Dopo quattro anni dalla costituzione di ALI, e dopo svariate discussioni e scambi di opinioni sia in Consiglio Direttivo sia con i soci, in assemblea o durante i nostri incontri annuali, abbiamo alla fine deciso di partecipare come espositori ad Entomodena, manifestazione che ha luogo, ininterrottamente da oltre trent’anni, con due edizioni annuali in aprile e settembre, e che vede ogni volta la partecipazione di almeno un centinaio di espositori e di non meno di 5000 visitatori.
E il motivo principale che alla fine ci ha spinto ad esserci, nonostante le perplessità e i mal di pancia di parecchi di noi, è stata la necessità di portare una (un’altra…) voce che parlasse di ricerca, di conservazione e anche di rispetto e di rigore nei confronti della natura e della biodiversità, in un evento che riguarda soprattutto il collezionismo, il commercio di animali e la voglia di acquistare per tenere in casa sia insetti preparati sia qualche animaletto esotico e fuori dal comune.
Il pomeriggio di venerdì 12 aprile 2024 ci troviamo in tre, Simona, Marta e Paolo, alla stazione di Modena ed andiamo alla Polisportiva San Giuliano per allestire i nostri tavoli per la mostra che si aprirà al pubblico l’indomani mattina.
Il Gruppo Modenese di Scienze Naturali (GMSN), che organizza la mostra, chiede che gli espositori arrivino il venerdì pomeriggio e che sia tutto montato ed allestito entro le 19, per poi aprire al pubblico il sabato mattina alle nove. Tutta la giornata del sabato e la mattina della domenica la fiera rimane aperta ai visitatori. Alle 13 della domenica si chiude, si smonta e si rimpacchetta tutto, e si riparte verso casa. Ogni espositore può affittare uno o più banchetti espositivi contigui, da un metro l’uno, al costo di 40 euro per quelli oltre il primo, che è gratuito per le associazioni.
Optiamo per tre tavoli, in modo da dare anche spazio al materiale del progetto Butterfly Monitoring Scheme, al momento il più ampio che ALI supporta sul territorio.
I tre tavoli che avevamo riservato, a vederli così nudi e crudi, erano parecchio bruttini, e allora corri ad un emporio cinese non troppo lontano per prendere un rotolo di carta rossa per ricoprirli e un po’ di nastro adesivo per fermarla.
Per le 19, finalmente è tutto pronto e partiamo per la prima esperienza di Simona e Marta ad Entomodena (Paolo c’era già stato diverse volte ma senza rappresentare nessuno), ma soprattutto è la prima per ALI.
Abbiamo anche ottenuto uno spazio nel programma presentare l’Associazione nel pomeriggio in cui Paolo ha presentato le attività e la storia di ALI.
Abbiamo preparato una brochure di presentazione dell’Associazione, degli adesivi, alcuni con il nostro logo e altri con qualche foto di farfalla scontornata, e dei segnalibri con i meravigliosi disegni del nostro tesoriere Marco Bonifacino.
Abbiamo pensato di portare, forte ed esplicito, il messaggio della conservazione come prima mission di ALI e proprio in questo contesto, frequentato soprattutto da collezionisti e commercianti, ci è parso utile esporre due grandi pannelli da 70×50 cm, dedicati uno alle specie di farfalle protette dalla CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione) e l’altro alle specie di lepidotteri protette dalla Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21/05/1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e delle specie di fauna e flora selvatiche) e al loro stato di salute.
Guarda caso proprio uno dei tavoli accanto a noi esponeva, tra le altre farfalle, esemplari appartenenti ai generi Ornithoptera, Troides e Trogonoptera, tutti e tre in CITES Appendice II, come risulta chiaro da questo dettaglio estratto dal nostro pannello che mostra tutte le farfalle in CITES.
Entomodena non è l’unica fiera entomologica europea, ma è una delle poche rimaste aperte. Troppi scambi illegali, forse controlli troppo rigidi, oppure la concorrenza delle vendite online hanno determinato la chiusura delle fiere mercato.
Ad Entomodena si comprano e scambiano insetti, aracnidi, miriapodi soprattutto preparati, ma anche vivi (tra i vivi soprattutto fasmidi e grossi ragni, ma anche lepidotteri e coleotteri, chiocciole tropicali ed altri ancora), conchiglie, libri, materiale entomologico per la cattura, l’osservazione, la preparazione e la conservazione degli insetti.
Qui di seguito alcuni degli espositori e venditori presenti ad aprile 2024.
Editori e rivenditori di testi scientifici:
- Natura Edizioni Scientifiche di Alfonso Iorio, Bologna
- Ricca Editore, Roma
- Libreria Città Futura di Antonella Rossi, Modena
Libri e materiale entomologico:
- Ento Sphinx, Repubblica Ceca
- Omnes Artes di Maria Scala Minardi, Treviglio (BG)
- Entomorpho, Giuseppe Porfilio, Montechiarugolo (Parma)
Associazioni:
- Società Entomologica Italiana
- Gruppo Naturalistico Modenese (micologia, botanica, protezione ambientale)
- Gruppo Modenese di Scienze Naturali (conoscere per conservare: organizzatore della mostra)
- Amici dei Parchi
- Associazione Romana di Entomologia
- Associazione Trentina di Entomologia
- Guardie Ecologiche Modenesi
- Foreste per Sempre, Modena
- World Biodiversity Association, Verona
- Time to Breed di Giacomo Viola, Milano
- Dalle Alpi all’Appennino, Modena
- Fotoclub Colibrì, Modena.
Delle due stanze che ospitano la fiera, una è piena di insetti e non solo, perlopiù vivi: grossi gasteropodi, insetti stecco e foglia e molti ragni, tutti rigorosamente esotici e di grandi dimensioni, ma anche adulti e larve di lucanidi, cetonini e dynastini, scolopendre, qualche larva di lepidottero, inclusi i bachi da seta, attendono un pubblico di ragazzini, quasi sempre del tutto digiuni di natura e della sua conservazione, ma decisi a portare a casa una teca e prendersi cura per i successivi anni di un invertebrato.
La seconda sala è una selva di cassette entomologiche, appoggiate sui tavoli coprendoli completamente ed esposte anche in verticale subito dietro le prime, disposte fino a tre file sovrapposte, contenenti migliaia di insetti preparati, soprattutto lepidotteri e coleotteri, ma anche grosse e vistose specie di ortotteri, fasmidi enormi, fulgoridi dai colori incredibili, inquietanti migalomorfi e centopiedi, e tanto altro, in un’orgia di forme e colori da restare a bocca aperta.
Mentre il sabato la mostra è frequentata soprattutto da un pubblico variegato che vede insieme professionisti, ricercatori, appassionati e collezionisti, ma tutti con una buona conoscenza dei gruppi zoologici a cui sono interessati, la domenica è dedicata soprattutto alle famiglie, con bambini anche piccoli che provano l’emozione di prendere in mano l’insetto stecco enorme o il grosso saturnide tropicale.
In entrambi i giorni c’è anche chi compra una cassetta entomologica vuota, per riempirla quasi sempre di farfalle con forme e colori con forte impatto visivo, scelte soprattutto in base al colore e al prezzo.
ALI ha partecipato anche all’edizione di settembre: Simona e Marta purtroppo non potevano, ma si è offerto Stefano Scalercio a passare con Paolo i due giorni dietro i tre banchetti, e diversi soci si sono alternati al nostro stand, consentendoci di allontanarci a turno, di sgranchirci le gambe e di uscire ogni tanto dal brusio e dai rumori continui delle due sale.
Stavolta avevamo preparato uno striscione da appendere al bordo del tavolo, cosa a cui ingenuamente non avevamo pensato ad aprile. Purtroppo niente carta rossa a questo secondo giro, solo un triste e anonimo beigiolino.
In entrambe le edizioni molti si sono avvicinati ai tavoli per prendere adesivi e mini-guide BMS, alcuni per reale curiosità ed interesse, altri solo per collezionare materiale gratuito destinato a fare una fine ingloriosa dentro qualche cassetto o pattumiera.
Poco prima dell’edizione di settembre si era verificata la disavventura dei due italiani in Sri Lanka, colti dai rangers di un parco con centinaia di farfalle catturate senza avere i permessi di raccolta e sanzionati con una multa da 180.000 euro, per evitare una pena di due anni di carcere, dopo qualche mese agli arresti domiciliari.
Questo episodio è servito da spunto di discussione sulla raccolta e sul collezionismo entomologico, dove chi raccoglie si autoassolve affermando che i fattori che portano al peggioramento dello stato di salute delle popolazioni di specie minacciate sono l’antropizzazione crescente con conseguenza perdita degli habitat e le pratiche agricole non sincronizzate col ciclo delle farfalle protette, piuttosto che le catture fatte dai collezionisti col retino, che hanno praticamente un impatto del tutto trascurabile. ALI è stata contattata da RADIO3SCIENZA e ha portato la sua opinione su questo tema nella puntata del 17 settembre 2024. Il Gruppo Modenese di Scienze Naturali ci ha chiesto se possiamo, per la prossima edizione di aprile 2025, organizzare un dibattito/tavola rotonda a cui parteciperà sia chi si occupa di conservazione sia i collezionisti raccoglitori. Una buona opportunità di confronto!
Per ALI, come discusso all’IncontrALI di Sedico, ormai Entomodena rappresenta un appuntamento fisso: un modo e un luogo per diffondere il nostro punto di vista, per incontrarci e confrontarci.
Simona Bonelli e Paolo Mazzei
Per saperne di più:
CITES – Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione
La Direttiva 92/43/CEE “Habitat”
GMSN – Entomodena – Conoscere per conservare
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