Macroglossum stellatarum
di Paolo Mazzei
La protagonista di questa cinquantunesima uscita è una piccola sfinge a volo diurno, molto diffusa e presente per gran parte dell’anno in tutta Italia ma scambiata spesso per un grosso imenottero come un bombo o una xylocopa o anche per qualcosa di più esotico come un colibrì, a causa del suo tipico volo stazionario davanti ai fiori: si chiama sfinge del galio o sfinge colibrì, Macroglossum stellatarum (Linnaeus, 1758). Abbiamo già accennato di sfuggita a questa specie nel numero 45 della nostra rubrica che parlava della Hemaris fuciformis, qui ne parliamo illustrandone, come di consueto, tutto il ciclo vitale.
Il genere Macroglossum Scopoli, 1777, che conta un’ottantina di specie del vecchio mondo (ecozone paleartica, afrotropicale e orientale), dà anche il nome alla sottofamiglia Macroglossinae Harris, 1839 a cui la nostra sfinge appartiene.
Macroglossum stellatarum è stanziale in una larga fascia temperata (verde nella cartina) che va dalla Penisola Iberica e dall’Africa nord occidentale, incluse le Canarie e le Azzorre, fino alla Corea e al Giappone.
Durante l’estate numerosi individui migrano verso nord, estendendo temporaneamente il suo areale all’Islanda, Irlanda, nord della Gran Bretagna, Scandinavia, gran parte della Russia e tutta la Cina (blu nella cartina).
D’inverno invece si osservano migrazioni in direzione sud verso regioni a clima tropicale (giallo nella cartina): Africa, India e sud est asiatico fino al Vietnam.
Tony Pittaway cita inoltre diversi individui osservati in nord America, tra l’Alaska e la California, arrivati probabilmente come adulti ibernati in qualche carico commerciale proveniente dal Giappone o dall’Europa.
Distribuzione di Macroglossum stellatarum. Blu: presenza estiva (potenziale), Verde: presenza stanziale, Yellow: presenza invernale (potenziale). User:Carstor and User:Kulac, Public domain, via Wikimedia Commons.
Da noi vola in tutta Italia, isole incluse, in tre o quattro generazioni ed è l’unica sfinge che passa l’inverno come adulto: quando la temperatura in autunno comincia a scendere in modo significativo, è frequente vedere degli adulti che ispezionano l’interno delle nostre case, grotte, cantine, luoghi riparati, tronchi cavi o rifugi di fortuna dove poter passare l’inverno in uno stato di semi-ibernazione, potendo comunque uscire nelle giornate invernali più calde per alimentarsi.
Quindi è possibile incontrarla in attività nella maggior parte dell’anno, soprattutto nelle nostre regioni più calde, e anche in quanto a quota non ha preferenze particolari, la vediamo in volo a due passi dal mare e a 2000 metri di altitudine, è sufficiente che sia assicurata la presenza delle sue piante alimentari larvali, di cui parliamo tra poco, oltre a dei fiori adatti a sostenere l’appetito degli adulti.
Anche per quanto riguarda gli ambienti che frequenta avrei delle difficoltà a definirne delle caratteristiche particolari, si tratta di solito di luoghi soleggiati, e si vedono gli adulti in volo su prati fioriti anche in aree antropizzate, parchi urbani, siepi, balconi in città ben forniti di fiori, oltre ovviamente agli ambienti più naturali e dove sono meno evidenti le trasformazioni operate dall’uomo. Ma anche in montagna la specie è frequente e numerosa, soltanto il numero delle generazioni diminuisce, a causa della temperatura più bassa e della necessità di trovare in anticipo un posto adatto per l’inverno, o di scendere più a valle.
L’attività di questa specie è prevalentemente diurna: Tony Pittaway riporta:
Per quanto riguarda il comportamento, questa falena è unica tra gli sfingidi europei: pur preferendo volare in piena luce solare, si alza in volo anche all’alba, al tramonto o di notte, sotto la pioggia o in giornate fresche e umide. Il clima molto caldo tende a indurre uno stato di torpore, con l’attività limitata al fresco relativo del mattino e del tardo pomeriggio. Herrera (1992) ha riscontrato un’attività massima tra le 18 e le 20 nel sud della Spagna. Indipendentemente dall’orario di volo, questa specie è fortemente attratta dai fiori colorati che offrono abbondanti scorte di nettare.
È attratta dai fiori in base a stimoli visivi piuttosto che ad odori. Sembra essere dotata di una qualche forma di memoria, dato che ritorna agli stessi fiori alla stessa ora in giorni successivi. Quando si ferma in volo stazionario davanti ad un fiore, non ha bisogno, come le specie del genere Hemaris, di appoggiarsi al fiore con le zampe anteriori: le zampe sono tenute tutte e sei ripiegate sotto il corpo e il suo impeccabile controllo del volo le consente di inserire la spiritromba nel fiore senza la benché minima esitazione.
È “colpa” (si fa per dire) di questa specie, e della diffusa ignoranza entomologica del genere umano, se viene segnalata la presenza di colibrì nelle nostre città: va bene che ormai siamo abituati a vedere pappagalli ovunque, ma non esageriamo…
Piante alimentari larvali
Le larve in natura si trovano, e si vedono le femmine deporre le uova, soprattutto e quasi esclusivamente su Rubiaceae del genere Galium e Rubia, in particolare Galium mollugo L., Galium aparine L., Galium verum L., Galium album Mill., Rubia peregrina L. e diverse altre specie.
Tony Pittaway riporta, come piante alimentari secondarie, specie dei generi Centranthus (Valerianaceae), Stellaria (Caryophyllaceae) e Epilobium (Onagraceae): personalmente non ho mai osservato uova o larve di questa specie sulle piante citate.
Uovo
Le uova sono deposte ad una ad una, soprattutto sulle infiorescenze, sui fiori, sulla parte terminale dei rametti e sulle foglie nuove ma anche più in basso, sui rametti e sulle foglie più vicine alla base delle piante alimentari, che la femmina ispeziona accuratamente, probabilmente per verificare l’assenza di altre uova e la buona qualità della pianta prescelta. Non ho mai osservato la deposizione di due o più uova vicine tra loro.
La deposizione di ogni singolo uovo è estremamente rapida, più o meno un paio di secondi, sufficienti per fare aderire l’uovo alla pianta in modo che non cada con il vento o con urti non troppo forti.
L’uovo appena deposto è verde brillante uniforme, lucido e pressoché sferico, di circa 1 mm di diametro, come nelle due foto che precedono.
Avvicinandosi alla schiusa, che avviene di norma dopo un periodo che va da una settimana a dieci giorni dalla deposizione, il verde si trasforma in giallastro con alcune zone che rimangono verdi: la trasparenza della cuticola dell’uovo consente di intravedere la larva che si sviluppa al suo interno.
La superficie esterna dell’uovo a volte si infossa leggermente creando una piccola concavità: questo di norma non compromette la vitalità della larvetta in formazione al suo interno.
Larva L1
La larva L1 alla schiusa è lunga tra 2 e 3 mm: è di colore giallastro, che vira pian piano ad un verde pallido con l’alimentazione e l’accrescimento. Le zampe sono più scure del corpo, la capsula cefalica è di colore nocciola chiaro, il cornetto caudale, breve ed eretto, è nero.
Su ogni segmento del corpo sono presenti da sei a otto piccoli tubercoli rotondi neri, disposti con regolarità, da cui spuntano una o due setole nere. Anche la capsula cefalica ospita dei tubercoli marrone chiaro, alcuni provvisti di setola scura, e dall’apice del cornetto caudale fuoriescono due setole nere corte e di uguale lunghezza.
Le ultime due foto mostrano una larva in muta verso la seconda età: si intravedono le linee longitudinali appena accennate che compariranno nella larva L2.
Larva L2
Alla seconda età scompaiono i tubercoli neri, sostituiti da una fitta punteggiatura giallastra sul verde di fondo, e le setole si accorciano di molto e aumentano notevolmente di numero. Anche il cornetto caudale perde le due setole terminali e la capsula cefalica diventa verde. Si osserva un accenno di linee longitudinali dorso-laterali e latero-ventrali, di un verde-giallino poco più chiaro del colore di fondo.
Larva L3
La larva di terza età mantiene i colori della seconda, aumentando solo le dimensioni: le linee dorso-laterali sono un po’ più marcate e il colore di fondo un po’ più chiaro, per il resto tutto rimane abbastanza simile: capsula cefalica verde, cornetto caudale sempre nero e coperto di setole corte.
L’ultima foto mostra una larva in muta che sfoggia già in trasparenza i colori della quarta età.
Larva L4
Niente grosse differenze di colorazione nemmeno alla quarta età: le linee dorsolaterali sono ora decisamente bianche o biancastre, e le latero-ventrali, se presenti, virano al giallo. Il cornetto caudale si schiarisce alla base ma ha sempre l’apice nero.
Larva L5
Alla quinta età l’elemento più caratteristico e costante, nonostante la variabilità della colorazione, è l’apice arancione del cornetto caudale. Altrimenti il colore di fondo della larva è molto variabile, potendo essere verde, verde bluastro, nocciola, e fino a marrone scuro.
La linea gialla latero-ventrale può essere molto debole o assente, come nella larva delle due foto che seguono.
Le sei zampe toraciche sono ora di un arancione rossastro assai vivace, mentre l’apice delle false zampe addominali si tinge di una tonalità aranciata.
La larva all’ultima età mangia voracemente e molto rapidamente una gran quantità di foglie di Galium, tanto che la durata di questo stadio è decisamente breve: di norma in cinque giorni la larva è pronta per impuparsi.
Pupa
La larva matura cambia colore in poche ore, smette di alimentarsi e scende dalla pianta, per cercare un luogo adatto alla trasformazione in pupa.
Il colore di fondo della larva in pre-pupa non può essere confuso con le forme scure ancora in fase di alimentazione: nella larva in pre-pupa il colore è di un marrone vinoso tendente al viola, le linee dorso-laterali diventano rossastre, il bruco si accorcia e si ingrossa, e si dirige verso il basso, camminando velocemente.
Spesso si sotterra di qualche centimetro, oppure sceglie un punto nascosto sotto allo strato di detriti superficiali, e fila una celletta pupale con la sua seta, incorporandovi anche rametti e foglie secche, dove si impuperà.
La foto successiva mostra l’estremità posteriore di due pupe, una femmina a sinistra e un maschio a destra, viste ventralmente, per capire come si può determinare il sesso dalle caratteristiche morfologiche delle pupe.
Come ci racconta André Lequet alla fine di questa pagina:
Trattandosi di una questione di “orifizi”, dovete sapere che in entrambi i sessi l’orifizio anale (oa) si trova sempre sul decimo e ultimo segmento, l’orifizio genitale maschile (ogm) sul nono, quello femminile (ogf) sull’ottavo e l’orifizio per la deposizione delle uova (odu) sul nono. A prescindere dalla specie, si noterà che gli orifizi femminili (genitali e di deposizione delle uova) sono sempre molto vicini tra loro, al punto da essere contigui o addirittura fusi. La buona notizia è che questa disposizione è immutabile e vale per tutte le specie… con qualche rara eccezione!
A parte l’orifizio per la deposizione delle uova, che sembra aprirsi sull’ottavo segmento ma in realtà sta sul nono come afferma giustamente André Lequet, la posizione degli orifizi genitali è diagnostica e consente di scoprire il sesso della sfinge che sfarfallerà.
Per il resto, le pupe maschili e femminili sono estremamente simili, come si può notare facilmente nelle quattro foto successive.
Lo stadio di pupa dura da 10 giorni a tre settimane, a seconda della temperatura: negli ultimi giorni prima della schiusa gli astucci alari e poi quasi tutta la pupa si scuriscono rapidamente, e il tegumento della pupa assume un’aspetto sempre più trasparente: sono segni inequivocabili che la sfinge sta per uscire.
Adulto
Nelle prossime tre foto un adulto appena uscito dalla pupa, dopo aver steso le ali che però non si sono ancora sufficientemente indurite per consentire il volo.
Il dimorfismo sessuale degli adulti è decisamente scarso: le antenne del maschio sono appena un po’ più lunghe e spesse, e l’estremità dell’addome, vista dal lato ventrale, consente il riconoscimento del sesso, ma certo non in volo. È molto più facile attribuire il sesso alla pupa, per quanto già visto.
Fotografando gli adulti in volo davanti ai fiori, il battito delle ali a frequenza elevata (60 – 80 Hz, cioè battiti al secondo) fa sì che in foto le ali risultino completamente mosse e pressoché invisibili, tranne utilizzando un flash elettronico: la durata estremamente breve del lampo (dell’ordine di un decimillesimo di secondo) riesce quasi a bloccare il movimento dell’ala, come nelle prime due foto.
Stasera, 30 agosto 2024, poco dopo le 22, sto seduto a casa, nella veranda con il tetto di canne che si affaccia sulla spiaggia di Psili Ammos, nell’isola di Serifos (Cicladi greche). Sto finendo di rileggere sul mio pc portatile questo articolo, che sarà visibile on-line tra due giorni, ho acceso una lampada al mercurio davanti a me per attirare farfalle notturne, e all’improvviso compare in volo proprio lei, la nostra protagonista, un po’ fuori orario rispetto alla sua consueta attività diurna: illuminata dalla luce della lampada ma per niente attratta, si ferma due o tre volte a nutrirsi su dei fiori di Bougainvillea pochi metri più in là, poi si mette a percorrere senza sosta per cinque minuti buoni il perimetro, completamente aperto, della veranda alla sua sommità, cercando apparentemente un posto dove riposarsi, poi si ferma tra le canne a testa in giù.
Mi alzo per farle una foto ma, appena passo tra lei e la lampada e la metto al buio, riparte in volo come prima, si avvicina un attimo allo schermo del mio pc (come se guardasse il suo articolo!), poi ricomincia il su e giù nella zona illuminata, senza mai avvicinarsi alla lampada, e poi si riferma, ed è allora che riesco a fotografarla, dopo un po’, finalmente tranquilla…
Concludo con due video realizzati da Sigurd Heinig, che mostrano il battito della ali della nostra sfinge e le fasi salienti del suo ciclo biologico, a complemento di quanto raccontato fin qui:
Sigurd Heinig, 1987 : “The film shows a hovering moth. The animals are untethered, demonstrating the undisturbed wingbeat. Different flight situations give impressions on the high variability of wings’ geometry.”
Sigurd Heinig, 1995 : “The hummingbird hawk moth is day active and migrates north the whole year from the Mediterranean where it can reproduce but not survive the winter. The flying adult feeding, egg laying, the five larval phases, pupation and emergence.”
Links
Qualche sito in rete con informazioni e foto su questa specie:
Un grazie di cuore a Marta Skowron Volponi, Laboratory of Insect Evolutionary Biology and Ecology, Faculty of Biology, University of Białystok, Polonia, per la sua lettura ed i suoi consigli sull’articolo.