Gonepteryx rhamni

di Paolo Mazzei

In questa cinquantesima puntata della nostra rubrica ci occupiamo di una farfalla diurna che compare già nelle prime giornate di sole alla fine dell’inverno: Gonepteryx rhamni (Linnaeus, 1758), conosciuta anche come cedronella o cedroncella.

Si ritiene che il termine inglese usato per riferirsi alle farfalle diurne, butterflies, derivi da questa specie: da UK ButterfliesIt is commonly believed that the word “butterfly” is a derived from “butter-coloured fly” which is attributed to the yellow of the male Brimstone butterfly (Brimstone è il nome con cui è comunemente nota questa farfalla nelle Isole Britanniche).

Presente in quasi tutta l’Europa, si spinge a nord nella parte meridionale della Gran Bretagna, in Irlanda e nel sud della Scandinavia, ad est in gran parte della Russia europea e dalla Turchia fino in Siria, Israele e Iran e, attraverso la Russia asiatica, in Kazakistan, Kirghizistan, nord della Cina e dell’India. In Italia è presente ovunque ma scarsa al sud, localizzata in Sardegna e probabilmente scomparsa in Sicilia.

Femmina adulta in deposizione su alaterno, Castel Fusano (Roma), 26/03/2006.

Ha una sola generazione all’anno: gli adulti sfarfallano tra luglio ed agosto, passano l’estate e l’autunno in attività (tranne una pausa estiva, soprattutto nelle località più calde), e l’inverno in qualche luogo riparato, per riprendere saltuariamente l’attività nei primi giorni di sole e deporre le uova all’inizio della primavera: è quindi una delle specie più longeve, dato che il singolo adulto può vivere anche oltre i dieci mesi.

Le femmine cominciano a deporre le uova, nei posti più caldi dell’Italia centrale, già alla fine di marzo, ma il grosso delle deposizioni avviene tra aprile e maggio.

Le piante alimentari larvali appartengono tutte alla famiglia delle Rhamnaceae; le specie botaniche più utilizzate sono Rhamnus cathartica L. [spino cervino], Frangula alnus Mill. (= Rhamnus frangula L.) [frangula], Rhamnus alaternus L. [alaterno] nel sud dell’Europa e Atadinus alpinus (L.) Raf. (= Rhamnus alpina L.) [ranno o ramno alpino] alle quote più elevate. Non mi risulta invece che Gonepteryx rhamni utilizzi la marruca, Paliurus spina-christi Mill., o il giuggiolo, Ziziphus jujuba Mill., ugualmente Rhamnaceae, come piante alimentari larvali, a differenza di Gonepteryx farinosa (Zeller, 1847), assente in Italia e presente nel sud dei Balcani, in Turchia, Iran e Uzbechistan.

Rhamnus cathartica.

Frangula alnus (= Rhamnus frangula).

Rhamnus alaternus.

Atadinus alpinus (= Rhamnus alpina).

Uovo

La femmina depone le uova singolarmente, una ad una, sulle foglie più giovani all’apice dei rametti delle piante alimentari larvali. All’inizio della stagione, cioè alla fine di marzo nei posti più caldi e verso metà aprile a nord delle Alpi, quando le ramnacee caducifoglie aprono le prime gemme apicali e compaiono le prime foglioline, non è raro vedere su ciascuna di esse anche decine di uova di questa specie.

L’uovo appena deposto è verde/azzurro, e vira ad un colore giallastro/ambrato dopo qualche giorno dalla deposizione.

Deposizione su alaterno, Castel Fusano (Roma), 26/03/2006.

Deposizione su frangula, Ceccano (Frosinone), 14/04/2015. (foto Raniero Panfili)

Deposizione su frangula, Ceccano (Frosinone), 14/04/2015. (foto Raniero Panfili)

Come nella maggior parte delle specie appartenenti alla famiglia Pieridae, l’uovo è decisamente allungato, più stretto all’apice, lucido e percorso da costole longitudinali. Schiude in una/due settimane, a seconda della temperatura.

Uovo su frangula, Prés de Villette, Jussy (Ginevra), Svizzera, 21/05/2024.

Uovo su frangula, Prés de Villette, Jussy (Ginevra), Svizzera, 19/05/2024.

Uovo su frangula, Pratoni del Vivaro (Roma), 30/04/2006.

Deposizione su frangula, Prés de Villette, Jussy (Ginevra), Svizzera, 23/04/2017.

Larva L1

La larva appena uscita dall’uovo è lunga poco meno di 2 mm, di colore verde/giallastro, dorsalmente più verde, con la capsula cefalica tendente leggermente ad una tonalità aranciata. Sia il capo che il corpo portano diverse setole sottili, chiare e di aspetto vetroso, le più lunghe delle quali si allineano longitudinalmente in due file dorso/laterali ed emettono delle goccioline giallastre alla loro sommità.

All’aumentare delle dimensioni la colorazione del corpo si fa più verde e più uniforme.

Larva L2

Dopo la prima muta la capsula cefalica della larva è verde e la colorazione del corpo si fa verde ancora più uniforme, anche se è ancora presente una tonalità giallastra, che si attenua progressivamente con lo sviluppo.

Larva L2 in muta.

Larva L3

Dalla terza età la colorazione della larva non cambierà praticamente più fino alla maturità, raggiunta alla quinta e ultima età: la colorazione dorsale è verde intenso, che si schiarisce scendendo sui lati fino ad una tinta biancastra al confine con l’area ventrale, che è invece di un verde uniforme decisamente più scuro.

E, sempre dalla terza età, la larva rimane quasi sempre con la parte terminale del corpo alla base della foglia, sulla pagina superiore, e consuma la foglia dal margine distale, alternando brevi fasi di alimentazione a lunghe fasi di riposo e di immobilità.

Nelle larve L3 le goccioline lipidiche all’estremità delle setole sono molto evidenti anche ad occchio nudo. Gli esperimenti condotti su larve di Pieris rapae (Linnaeus, 1758) – vedere l’articolo Smedley et al., 2002. Mayolenes: Labile defensive lipids from the glandular hairs of a caterpillar (Pieris rapae) – dimostrano che le secrezioni di tali larve, derivate dall’acido 11-idrossi linolenico, che si presentano anch’esse come goccioline di fluido alla sommità di setole sottili, come in questa specie, agiscono come deterrente nei confronti di formiche della specie Crematogaster lineolata (Say, 1836): le formiche, a seguito di un contatto con le larve di Pieris rapae, passano un tempo molto più lungo a ripulirsi le antenne di quelle che sono venute in contatto con larve di Tenebrio molitor Linnaeus, 1758 di pari dimensioni usate come gruppo di controllo, e ne evitano successivamente il contatto.

Non mi risulta che siano state condotte ricerche simili anche su Gonepteryx rhamni, ma ritengo plausibile che anche in questa specie le secrezioni abbiano qualche effetto di protezione e di deterrenza nei confronti di potenziali predatori.

(foto Raniero Panfili)

Nella foto che precede si vede la posizione che la larva assume quando viene disturbata: rimanendo ancorata alla foglia con le false zampe addominali, arcua leggermente la parte anteriore del corpo sollevando il capo e le zampe toraciche.

Le due foto che seguono ritraggono una larva alla terza età in muta verso la quarta: tra la capsula cefalica e il primo segmento toracico si vede parte della nuova capsula cefalica, più grande, che sostituirà la precedente dopo la muta.

Larva L3 in muta.

Larva L3 in muta.

Larva L4

Nella prima foto una larva L4 subito dopo la muta (la stessa che era in muta alla fine dello sviluppo in L3, ultime due foto): si vede l’esuvia grigiastra dell’età precedente distesa sulla foglia, che verrà mangiata dalla larva poco dopo.

Come già detto descrivendo la larva L3, la colorazione rimane praticamente uguale anche nelle due età successive. La larva appare progressivamente più liscia solo a causa dell’aumento delle dimensioni, mentre le setole, incluse quelle dotate di goccioline apicali, restano più o meno invariate come taglia, diventando in proporzione sempre meno evidenti.

Larva L5

Anche alla quinta età l’aspetto della larva cambia ben poco, a parte le dimensioni: la larva è ora lunga poco meno della foglia della pianta alimentare che la ospita, foglia che la larva consuma completamente, senza lasciare più neanche la venatura centrale, prima di passare ad un’altra foglia.

Al termine del suo accrescimento la larva diventa più lucida e più chiara: fila un cuscinetto di seta sul rametto prescelto, ci si fissa con le pseudo-zampe terminali, fila un cinto dorsale e rimane sospesa in una tipica posizione arcuata, che prelude alla trasformazione in pupa.

Pupa

La pupa rimane ancorata al supporto con l’estremità dell’addome e con il cinto dorsale fissato dalla larva. È di colore azzurro/verdino, assai criptica tra le foglie delle piante alimentari, compressa lateralmente e con gli astucci alari che sporgono ventralmente ben oltre il profilo dell’addome. Lo stadio di pupa dura di solito un paio di settimane.

Femmina adulta, Pratoni del Vivaro (Roma), 10/06/2006.

Maschio adulto, Pratoni del Vivaro (Roma), 13/06/2006.

Femmina adulta, 03/09/2005. (foto Raniero Panfili)

Maschio adulto, Pratoni del Vivaro (Roma), 28/04/2024.

Femina adulta in deposizione su frangula, Ceccano (Frosinone), 14/04/2015. (foto Raniero Panfili)

Maschio adulto, 03/07/2010. (foto Raniero Panfili)

Femmina adulta, Prés de Villette, Jussy (Ginevra), Svizzera, 27/03/2022.

Maschio adulto, 23/06/2007. (foto Raniero Panfili)

Nel genere Gonepteryx Leach, [1815] troviamo, in Italia, una sola altra specie che può essere confusa con Gonepteryx rhamni, ed è Gonepteryx cleopatra (Linnaeus, 1767), specie diffusa lungo tutta la costa nord ed est del Mediterraneo fino in Israele, in Marocco, Algeria e Tunisia, e nelle parti più calde dell’entroterra. Cerchiamo di capire come distinguere gli adulti e le pupe (non conosco caratteri differenziali che consentano di attribuire la singola larva ad una specie o all’altra, tranne la linea latero-ventrale biancastra che sembra mediamente più netta in Gonepteryx cleopatra, ma è un carattere assai variabile).

Gonepteryx rhamni

Gonepteryx cleopatra

Maschio adulto: in volo, e nei rari momenti in cui è visibile ad ali aperte, il maschio di Gonepteryx cleopatra ha un’area arancione al centro della pagina superiore dell’ala anteriore, che ne occupa oltre la metà (terza foto, ripresa in volo), mentre Gonepteryx rhamni ne è priva e la pagina superiore dell’ala anteriore è uniformemente gialla.

Se il maschio è visibile solo ad ali chiuse, come nelle prime due foto, le ali della Gonepteryx cleopatra sono decisamente più verdastre/azzurrine, con l’area aranciata visibile in trasparenza, mentre quelle della Gonepteryx rhamni hanno una colorazione più uniforme.

Inoltre, il “dente” presente sul bordo dell’ala anteriore vicino all’apice è più sporgente e più acuto in Gonepteryx rhamni, e la costa dell’ala anteriore ha, di solito, un profilo leggermente concavo in questa specie, dritto o leggermente convesso in Gonepteryx cleopatra.

(foto Raniero Panfili)

Femmina adulta: molto più simili tra loro dei maschi, e difficili a differenziare a colpo d’occhio. La femmina di Gonepteryx cleopatra ha una spolveratura aranciata nella parte basale della pagina superiore dell’ala posteriore (che qui non si vede), assente in Gonepteryx rhamni, e il rovescio dell’anteriore ha una banda giallastra sottile parallela alla costa e che passa per la macchietta scura nella cella discoidale, assente nell’altra specie. Inoltre, per la conformazione del dente dell’anteriore e del profilo della costa è valido quanto già detto parlando dei maschi.

Pupa: se si tratta di due maschi, poco prima di sfarfallare gli astucci alari mostrano in trasparenza la pagina superiore dall’ala anteriore, e quindi in Gonepteryx cleopatra sarà ben visibile l’area arancione, assente in Gonepteryx rhamni. (prima foto di Raniero Panfili)

Inoltre in entrambi i sessi (le due specie sono illustrate nella stessa foto, per facilitare il confronto) l’angolo (linee rosse) tra la parte inferiore dell’addome e e la parte posteriore dell’astuccio alare è maggiore in Gonepteryx rhamni rispetto a Gonepteryx cleopatra; a volte questo carattere, comunque variabile, lascia qualche dubbio sulla singola pupa.

La pupa di Gonepteryx rhamni ha inoltre un colore di fondo che tende al verde, mentre quella di Gonepteryx cleopatra ha un tono più verde/giallastro.