Grammodes stolida
di Paolo Mazzei
Grammodes stolida (Fabricius, 1775), descritta originariamente nel genere Noctua Linnaeus, 1758, è una falena di dimensioni medie (30 – 35 mm di apertura alare, femmina leggermente più grande) che appartiene alla famiglia Erebidae, sottofamiglia Erebinae. Fino a non molti anni fa veniva attribuita al genere Prodotis John, 1910 e alla famiglia Noctuidae.
È diffusa nelle zone tropicali e subtropicali dell’Africa e dell’Asia, e in Australia. In Europa abita la regione mediterranea, inclusa la maggior parte delle isole, e si spinge nella regione pannonica e lungo tutta la costa settentrionale del Mar Nero. In centro Europa e nella isole britanniche appare sporadicamente con individui migranti.
Ha due o più generazioni, tra aprile e ottobre, che a volte si sovrappongono, soprattutto verso la fine della stagione. La si incontra abitualmente nelle fasce costiere, in zone aperte con clima mediterraneo dove si alza in volo anche di giorno al minimo disturbo per posarsi poco lontano, ma non è raro incontrare singoli individui in aree interne e montane. È attratta dalle luci artificiali e sverna come pupa.
Generalmente considerata una specie polifaga, ha comunque delle preferenze alimentari specifiche e alcune delle piante citate in letteratura (Quercus, Rubus, Paliurus, Zizyphus, Rhamnus alaternus, Coriaria, Linum, Medicago, Phyllanthus, Tribulus) vengono spesso rifiutate in cattività.
Diversi autori considerano le leguminose (Fabaceae) come il gruppo di piante preferito in assoluto, ed in particolare l’erba medica o alfalfa (Medicago sativa L., 1753), come Wolfgang Wagner in Lepidoptera and their ecology.
Personalmente l’ho allevata più volte sul giuggiolo (Ziziphus jujuba Mill.) e sulla marruca (Paliurus spina-christi Mill.), entrambe Rhamnaceae, ma non mi ha mai accettato in cattività l’alaterno (Rhamnus alaternus L.), che è la specie più diffusa di questa famiglia in ambito mediterraneo, né il rovo (appartenente alle Rosaceae) né la quercia (ho provato con la farnia, Quercus robur L.), che sono tra le piante alimentari più citate. Le larve di questo articolo sono state allevate tutte sul giuggiolo, con l’eccezione di una o due (ad esempio la seconda foto delle larve L5) a cui avevo dato per qualche giorno, con successo, la robinia del Giappone (Styphnolobium japonicum (L.) Schott: ero ad Atene, ospite di amici, con bruchi al seguito, e non c’erano giuggioli a disposizione…).
Uovo
La femmina depone le uova sulle foglie della pianta nutrice prescelta, sia sulla pagina superiore che inferiore, isolate o a piccoli gruppi ma anche parecchie sulla stessa pianta.
Al momento della deposizione il loro colore è di un bel verde brillante, come si vede dalle prime due foto. Dopo pochi giorni compaiono della macchie rossastre scure e l’uovo si scurisce leggermente, fino a diventare trasparente qualche giorno prima della schiusa.
Larva L1
Con temperature elevate le uova schiudono in meno di una settimana: la larva alla schiusa è verde-giallina, con la capsula cefalica bruna e lucida e una coppia (una per lato) di macchie brune sfumate dorso-laterali sui primi quattro segmenti addominali, e alcune macchie brune ventrali. Anche il corpo ha un aspetto lucido.
Le false zampe sul terzo e quarto segmento addominale sono appena accennate e non funzionali, mentre le due coppie sul quinto e sesto segmento addominale sono ben sviluppate e atte alla deambulazione.
Larva L2
Dopo la prima muta, alla seconda età, il corpo della larva si opacizza e tende al grigio; compaiono una linea dorsale e due o tre laterali da ogni lato, tutte più chiare del colore di fondo e assai sfumate, che continuano sulla capsula cefalica, la dorsale per un breve tratto e le altre fino alla parte anteriore. La capsula cefalica è più scura del corpo ma, a causa delle linee chiare, non è più uniforme.
Le due macchie sul primo segmento addominale diventano più scure e più nette rispetto alle altre sui segmenti addominali due, tre e quattro, che invece tendono a svanire nel corso della seconda età.
Larva L3
La colorazione della terza età riprende quella della fine della seconda: le due macchie sul primo segmento addominale sono ora nere e circolari, bordate di chiaro, e il corpo è grigio chiaro con numerose linee sottili longitudinali e parallele tra loro, di un grigio un po’ più scuro.
Tutte le zampe tendono al nero, la capsula cefalica è nera con un disegno fatto da linee bianche e punti bianchi.
Larva L4
Alla quarta età, dimensioni a parte, cambia ben poco: l’ornamentazione della capsula cefalica diventa più complessa e contrastata, il corpo rimane grigio con linee longitudinali grigie un po’ più scure ma la colorazione latero-ventrale si schiarisce e le due macchie nere sul primo segmento addominale sono ora bordate superiormente di bianco in modo ben più evidente.
La coppia di false zampe al di sotto del quarto segmento addominale è ora funzionale, anche se di dimensioni ridotte rispetto alle coppie sui segmenti cinque e sei.
Larva L5
La quinta età è anche l’ultima: l’aspetto della larva all’ultima età è assai variabile, può non essere molto diverso dall’età precedente, come si vede nelle tre foto successive, ma il colore di fondo può variare dal grigio scuro al nocciola sbiadito, la colorazione chiara della capsula cefalica può essere bianca o giallastra, le due bande dorso laterali possono essere deboli o contrastate e alternare, a delle macchie più scure, una tonalità dal nocciola al giallo all’arancione assai vivo e, in quest’ultimo caso, sono bordate subito al di sotto da una fascia scura uniforme.
Le foto che seguono mostrano tre fenotipi diversi, il primo italiano e i successivi greci, ma le larve possono essere anche molto più scure, come accade a volte, ma non solo, sia in nord Africa che nella Penisola Iberica.
Pupa
La larva matura scende dalla pianta alimentare e si rifugia a terra, tra i detriti, tesse un bozzolo molto rado legando insieme foglie secche, rametti e piccoli sassi e si trasforma in pupa.
Adulto
Il pattern alare dell’adulto è poco variabile, può cambiare soprattutto lo spessore della banda chiara trasversale nella regione discale e, in modo meno evidente, lo spessore e la forma delle due bande nocciola e giallastra affiancate nella regione postdiscale.
Il dimorfismo sessuale è ben poco accentuato e dal pattern alare non si riconoscono i due sessi, solo dalla morfologia dell’estremità dell’addome.
Links
Qualche sito in rete con informazioni e foto su questa specie:
- Lepiforum e. V.
- Les Carnets du Lépidoptériste Français (Philippe Mothiron & Claire Hoddé)
- Lepidoptera and their ecology (Wolfgang Wagner)
- Afromoths.net (Jurate De Prins & Willy De Prins)
- African moths (Roy Goff)