Hyles euphorbiae
di Paolo Mazzei
Hyles euphorbiae, la sfinge dell’euforbia, descritta da Linnaeus nel 1758 nel genere Sphinx, appartiene alla famiglia Sphingidae, sottofamiglia Macroglossinae. Abita tutta l’Europa eccetto la parte nord della penisola scandinava, della Gran Bretagna, la Corsica e la Sardegna (dove è sostituita da Hyles dahlii (Geyer, 1827)) e le Isole Baleari. Al di fuori dell’Europa, la troviamo in nord Africa e, verso est, si spinge, attraverso la Siberia sud occidentale, fino ai confini occidentali della Mongolia e della Cina e al Pakistan occidentale. Nel Mediterraneo orientale, attraverso tutta la Turchia, arriva fino in Israele e nel nord dell’Iraq.
È presente dal livello del mare fino a 1900 m sulle Alpi, e ha due generazioni nella parte meridionale dell’areale in maggio/giugno e agosto/settembre, mentre, andando verso nord, la seconda generazione si fa sempre più ridotta fino a diventare una sola, da metà giugno a luglio, con individui che compaiono già a metà maggio. Può essere molto comune in annate calde e secche e invece decisamente scarsa in quelle fredde e umide.
Si trova ovunque siano presenti specie erbacee perenni del genere Euphorbia, delle quali le larve si nutrono. È stata introdotta nel nord degli Stati Uniti e nel sud del Canada per cercare di controllare la diffusione invasiva di specie non native di Euphorbia.
Alle quote più elevate è facile trovare le larve su Euphorbia cyparissias L., presente in incolti e lungo i bordi delle strade, nei prati aridi e nelle aree antropizzate, dal livello del mare fino a oltre 2000 m, e su Euphorbia myrsinites L., che vive in pendii sassosi, rocce e pietraie tra i 600 e i 1900 m.
Lungo le coste, negli ammofileti della prima fascia dunale, le larve si nutrono della euforbia marittima, Euphorbia paralias L. Lungo le coste ma presente anche più all’interno, nell’area dell’olivo, vive Euphorbia terracina L. Tra settembre e ottobre, sulle coste tirreniche dell’Italia centrale, le larve di Hyles euphorbiae sono particolarmente frequenti sulle foglie di questa specie.
Un’altra specie legata agli ambienti aridi costieri (suoli calcarei litoranei in ambiente non disturbato, su scogliere e rupi presso il mare: Acta Plantarum) è l’euforbia arborea, Euphorbia dendroides L., la più grande delle euforbie europee. Nella stagione estiva perde completamente le foglie, e appare come nella seconda foto.
Nell’isola greca di Serifos, una delle più occidentali delle Cicladi, è presente Euphorbia paralias solo sulla spiaggia di Sikamià, mentre Euphorbia dendroides è molto più diffusa, e abita terreni rocciosi e pietrosi a poche centinaia di metri dal mare. In quest’isola, in oltre dieci anni di ricerche, ho trovato le larve della sfinge dell’euforbia solo su Euphorbia dendroides, sia a fine aprile, quando le foglie (e i fiori) sono ancora presenti sulle piante, che a fine ottobre, quando le foglie sono già parzialmente ricresciute dopo il periodo secco estivo.
Le larve di questa specie accettano di buon grado anche diverse euforbie ornamentali di facile reperimento nei vivai, quali la cosiddetta corona di cristo, Euphorbia milii Des Moul., originaria del Madagascar, o la stella di natale o poinsettia, Euphorbia pulcherrima Willd., 1834, originaria del Messico.
Le femmine depongono le uova, in maggio e in agosto/settembre per le popolazioni con due generazioni, sui fiori e sulle foglie terminali delle piante alimentari, in piccoli gruppi, raramente isolate.
Le uova sono ovoidali, lucide, di colore giallo verdastro, e aderiscono alle piante.
Poco prima della schiusa la superficie esterna dell’uovo tende a collassare leggermente e si intravede in trasparenza la larva che sta per uscire, verde più scura.
Le larve di prima età, alla schiusa, sono molto scure e opache. Si nutrono di foglie, fiori e frutti di euforbia, e rimangono in gruppo. All’avvicinarsi della prima muta la colorazione tende ad una tonalità più chiara, sul verde oliva, mentre solo la capsula cefalica e il cornetto caudale rimangono neri.
Subito dopo la prima muta, all’inizio della seconda età, già compare il disegna che la larva manterrà nel corso di tutto il suo sviluppo: una banda trasversale scura in ogni segmento con una coppia di ocelli bianchi per lato, il superiore dei quali sempre più grande e l’inferiore a volte molto piccolo o assente.
Nella foto che segue è ben visibile l’esuvia della prima età, tra le false zampe posteriori, esuvia di cui la larva spesso si nutre. In questa stessa foto si può notare che, immediatamente dopo la muta, la colorazione è ancora sbiadita e incerta. Nella seconda foto i colori sono più definiti: compare una tonalità aranciata sulla capsula cefalica e all’altra estremità del corpo, e il cornetto caudale è completamente nero.
Terza età: i colori si fanno più vivaci, la base del cornetto caudale si tinge spesso di arancione.
Alla quarta età le larve assumono una colorazione molto vicina a quella definitiva, ma il cornetto caudale è ancora dritto, e si incurverà leggermente solo all’ultima età.
Alla quinta età le larve raggiungono la maturità e non faranno più mute ulteriori.
La variabilità della colorazione delle larve è notevole, e in differenti area della sua distribuzione si ritrovano popolazioni con pattern larvali caratteristici, e sono state descritte specie e sottospecie diverse sovrastimando la reale diversità presente nell’Hyles euphorbiae complex, come dimostra Anna Hundsdoerfer insieme a Kyung Min Lee, Ian Kitching e Marko Mutanen in questo lavoro pubblicato nel 2019, nel quale Hyles sammuti Eitschberger, Danner and Surholt, 1998, Hyles cretica Eitschberger, Danner and Surholt, 1998, Hyles robertsi (Butler, 1880) e Hyles tithymali (Boisduval, 1834), oltre a numerose sottospecie, vengono considerati sinonimi di Hyles euphorbiae (Linnaeus, 1758).
La larva matura costruisce una cella pupale al suolo con la sua seta, senza però interrarsi in profondità ma rimanendo di solito subito al di sotto dello strato superficiale di detriti. La durata dello stadio di pupa è molto variabile, va da un minimo di due settimane (tra la prima e la seconda generazione nelle località più calde) fino a due anni.
Gli adulti sono attratti dalle luci artificiali: i maschi vengono alle luci più numerosi, ma anche le femmine si fanno vedere. Ma è molto più probabile incontrare in natura le larve piuttosto che gli adulti, anche perché è difficile non vederle, vista la colorazione larvale aposematica molto appariscente, e la loro presenza dal livello del mare, sulle dune sabbiose dietro le spiagge, fino alle praterie montane quasi a 2000 metri di quota.
Una caratteristica interessante di questa specie, come di molte altre del genere Hyles, è il modo di reagire se viene disturbata (ultima foto): incurva l’addome verso il basso, spinge avanti le ali anteriori scoprendo completamente la colorazione rossa delle posteriori, tiene le antenne rivolte verso l’avanti e, mantenendo questa posizione in modo assai rigido, compie dei piccoli saltelli sulle zampe.