Eriogaster catax
di Paolo Mazzei
Eriogaster catax, descritta da Linnaeus nel 1758 nel genere Phalaena, appartiene alla famiglia dei Lasiocampidae. È protetta a livello europeo ed è inserita:
nella Direttiva Habitat 92/43/CEE, Allegato II: specie animali e vegetali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione, e Allegato IV: specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa;
nella Convenzione di Berna (Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa, adottata a Berna il 19/09/1979), Allegato II: specie di fauna rigorosamente protette.
La specie è distribuita in Europa, dal nord-est della Penisola Iberica, attraverso l’Europa centrale e la nostra penisola, ai Balcani, fino al nord della Grecia: manca nelle grandi isole mediterranee ed è grosso modo limitata all’area compresa tra il 40° e il 50° parallelo, che passano rispettivamente sul confine tra Basilicata e Calabria, e a Praga nella Repubblica Ceca.
In Italia Eriogaster catax è scarsa nelle regioni alpine e prealpine, diventa frequente dalla Toscana al sud del Lazio e dell’Abruzzo, e di nuovo scarsa nella parte meridionale della penisola. È assente sia in Sicilia che in Sardegna e Corsica, ed è distribuita dalla pianura fino a circa 1000 m.
Le larve si nutrono soprattutto di prugnolo (Prunus spinosa) e biancospino (genere Crataegus), ma non disdegnano altre rosacee arbustive e arboree, tra cui meli, peri e diverse specie del genere Prunus; sono citate, come piante alimentari, anche altre latifoglie, tra cui Betula, Populus, Ulmus e Berberis.
Ha una sola generazione annua, con sfarfallamento degli adulti di solito tra la seconda metà di ottobre e i primi di novembre, ma può avvenire fino a qualche settimana in anticipo a seconda delle condizioni microclimatiche stagionali. Gli adulti non si nutrono, essendo sprovvisti di proboscide funzionale; sono attivi nelle prime ore notturne e i maschi sono attratti dalle luci artificiali, le femmine un po’ meno.
Le poche volte in cui le femmine arrivano alle lampade accese, di solito hanno già deposto le uova: se non l’hanno ancora fatto, l’estremità del loro addome porta un grosso ciuffo di peli più chiari del resto dell’addome, come si vede nella foto precedente. La funzione di questi peli risulta evidente nelle foto successive: le uova, deposte a spirale intorno ad un rametto di una delle piante alimentari larvali, sono accuratamente coperte e protette dai peli della femmina, che vengono attaccati al rametto.
Le uova passano l’inverno protette dalla “pelliccia” della femmina e schiudono cinque o sei mesi dopo, quando sulla pianta su cui hanno svernato compaiono le prime foglie primaverili.
Nella prima delle foto che seguono si vedono le uova, in un piccolo tratto dove non sono state coperte: sono cilindriche e allungate. Nelle due foto successive sono visibili le larve appena schiuse, ancora tra i peli lasciati dalla femmina. Nella terza, le larve stanno già mangiando una delle foglie di biancospino appena spuntate, e cominciano a tessere alcuni fili di seta intorno al luogo della schiusa.
Dalla prima alla quarta età le larve conservano il loro comportamento gregario, continuano a filare la loro seta e realizzano un vero e proprio nido che si ingrandisce sempre più. Appena nate sono uniformemente scure, con dei peli rossastri dorso-lateralmente e biancastri latero-ventralmente. Ma già dalla seconda età compaiono, dorsalmente sui primi segmenti toracici, dei cuscinetti di peli rossastri e, su ciascun segmento, dei trattini bianchi dorso laterali, disposti longitudinalmente su due file parallele.
Le dimensioni del nido aumentano con le dimensioni delle larve. Se non ci sono abbastanza foglie nelle vicinanze per sostenere la fame di tutta la colonia, le larve possono abbandonare il nido e costruirne un altro in un luogo più favorevole. Nelle pause tra le successive fasi di alimentazione le larve tornano al nido e restano ferme sulla sua parte esterna.
Nelle due foto precedenti si nota già qualche larva all’ultima età: hanno un colore più chiaro e dei ciuffi di peli bianchi assai lunghi, su ciascun segmento, sia in un’unica fila dorsale sia in due file, una per parte, latero-ventrali.
La larve all’ultima età abbandonano il nido qualche giorno dopo l’ultima muta e continuano ad alimentarsi da sole e a crescere sulla pianta che ospitava il nido.
Il colore di fondo delle larve mature è un bel marrone scoiattolo tendente all’arancione, e su ciascun segmento, poco al di sopra della linea degli spiracoli, c’è una macchia azzurra evidente su ciascun lato.
Quando la larva è pronta per impuparsi, di solito tra la fine di maggio e la prima metà di giugno, scende dalla pianta nutrice, si interra completamente o parzialmente e fila un bozzolo ovoidale, regolare e abbastanza robusto, all’interno del quale si impupa.
Rimarrà allo stadio di pupa per tutta l’estate e per gran parte dell’autunno. Gli sfarfallamenti avvengono, come già detto, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre.
Il dimorfismo sessuale è evidente: il maschio ha un colore di fondo tendente all’arancione, mentre la femmina è marrone scura. Le antenne del maschio, inoltre, sono vistosamente pettinate, come si può vedere con facilità nelle due foto che seguono, mentre quelle della femmina sono filiformi.
Il periodo di volo di questa specie è assai corto e variabile da un anno all’altro: in circa dieci anni di monitoraggi sui Castelli Romani ho notato che i maschi compaiono alle luci in gran numero, per qualche sera consecutiva, appena un periodo di freddo intenso dopo l’inizio di ottobre è seguito da un rialzo termico temporaneo ma consistente: quindi il rischio di mancare l’appuntamento con gli adulti di questa specie non è trascurabile.
Questa caratteristica fa sì che, per monitorare in una data area la presenza della specie, il metodo più efficace è rappresentato dal conteggio dei nidi larvali, come riportato anche sul numero 141/2016 dei “Manuali per il monitoraggio di specie e habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE) in Italia: specie animali” – ISPRA, alle pagine 78 e 79.
Ma Eriogaster catax non è l’unica specie che costruisce nidi primaverili di seta su prugnoli e biancospini; vediamo come riconoscerla dalle specie con cui, durante tali monitoraggi, potrebbe essere confusa.
Eriogaster catax, Lasiocampidae
Eriogaster lanestris, Lasiocampidae
Gli adulti di queste due specie sono inconfondibili per il colore di fondo delle ali dei maschi e per l’assenza, in entrambi i sessi di E. catax, di disegni bianchi oltre alla singola macchia rotonda al centro dell’ala anteriore.
Ma la confusione non è comunque possibile per la non sovrapposizione dei periodi di volo: E. catax è tardo autunnale, E. lanestris tardo invernale, fino all’inizio della primavera.
Il rivestimento con cui la femmina di E. lanestris ricopre le uova è decisamente più opaco e di aspetto più “lanoso” rispetto a quello di E. catax, che è invece lucido, sericeo e con i peli molto più lunghi e dritti.
Ovatura di Eriogaster lanestris, 1 aprile 2007 (foto di Raniero Panfili).
Le larve e i nidi di E. lanestris vengono confusi spesso con quelli di E. catax, falsandone i conteggi: E. lanestris si ciba spesso (anche) di prugnoli e biancospini, come E. catax, i nidi hanno dimensioni analoghe e le larve una discreta somiglianza. Ma l’errore può essere evitato notando che i nidi di E. lanestris hanno spesso la forma di una sacca, entro la quale le larve si rifugiano, mentre quelli di E. catax di solito avvolgono i rami e le larve si dispongono all’esterno del nido.
Nelle età larvali successive alla prima, le larve di E. lanestris non possiedono i ciuffetti di peli fulvi più accentuati sui primi segmenti toracici ma li hanno più o meno equamente distribuiti su tutta la parte dorsale.
Inoltre la linea chiara laterale, presente da entrambi i lati, è costituita di tratti o punti bianchi disposti su una linea singola e non doppia come in E. catax.
Anche le larve mature sono facilmente riconoscibili: E. catax ha una singola fila dorsale di ciuffi di peli bianchi, mentre E. lanestris ne è sprovvista.
Eriogaster catax, Lasiocampidae
Malacosoma neustria, Lasiocampidae
Tra queste due specie non ci dovrebbero essere particolari problemi di identificazione, dato che gli adulti sono molto differenti e anche il pattern larvale è completamente diverso, ma entrambe realizzano nidi sericei primaverili sulle rosacee arbustive, e, ad un esame superficiale, la confusione è sempre possibile: meglio quindi memorizzare bene le differenze. Confondere gli adulti è praticamente impossibile, e il periodo di volo è lontano, M. neustria vola a inizio estate.
I nidi di M. neustria sono mediamente parecchio più piccoli di quelli degli Eriogaster, e le larve si riconoscono comunque fin dalle primissime età, essendo più chiare e di un tono decisamente giallastro.
Inoltre le larve immature di M. neustria hanno un pattern a linee longitudinali fin da piccole, con le parti anteriori e terminali del corpo contrastanti con il colore di fondo e più scure.
Le larve mature di M. neustria sono inconfondibili, con le linee longitudinali bianche, arancioni, nere e azzurre e la testa azzurra con due macchie nere evidenti.
Aporia crataegi, Pieridae
Cito Aporia crataegi, nonostante sia un ropalocero e quindi a volo diurno, soltanto perché la sua larva predilige prugnoli e biancospini, ha un colore che ricorda E. catax anche se in modo molto approssimativo, e frequenta le stesse piante nella stessa stagione. Passa l’inverno come larva minuscola, in nidi comunitari molto piccoli all’interno di foglie secche arrotolate e fissate con la seta ai rametti, e costruisce in primavera dei nidi non molto grandi che abbandona abbastanza presto.
Trichiura crataegi, Lasiocampidae
Trichiura crataegi non costruisce nidi di seta e non può quindi falsare i conteggi di quelli di E. catax, pur avendo in comune sia le piante alimentari che il periodo di sviluppo. La sua larva però è variabilissima, tanto da sembrare appartenere a specie diverse, e vale la pena ricordarsi queste forme cromatiche, che sono le più frequenti, per poterle distinguere dalle larve mature di E. catax che hanno già abbandonato le abitudini comunitarie.