Charaxes jasius
di Paolo Mazzei
Charaxes jasius, descritto da Linneo nel 1767, è l’unica specie presente in Europa di un genere diffuso principalmente nell’Africa tropicale, con oltre 170 specie, e nell’Asia tropicale, con oltre 25 specie. Ed è anche l’unico rappresentante europeo della sottofamiglia Charaxinae, appartenente ai Nymphalidae.
È distribuito lungo gran parte delle coste del Mediterraneo e nell’Africa sub-sahariana. In Italia lo si incontra in Sardegna, Sicilia, lungo tutta la costa tirrenica, localmente più all’interno, e in qualche località della costa adriatica.
Qui da noi e in tutta l’area mediterranea la sua pianta alimentare principale è il corbezzolo, Arbutus unedo. Nell’Africa tropicale sono citati invece un gran numero di generi e specie botaniche diverse, tra cui Osyris, Brachychiton, Citrus, Prunus persica, Rhamnus, Vaccinium corymbosum, Laurus nobilis, Annona cherimola, Bauhinia, Lonchocarpus, Gymnosporia.
Su Laurus nobilis, cioè l’alloro, esprimo qualche riserva, per una esperienza di parecchi anni fa: nel Parco dei Mostri di Bomarzo mi capitò di osservare una femmina di questa specie che deponeva su una grande pianta di alloro, anziché sui corbezzoli presenti nei pressi. Incuriosito, la seguii per un po’ riuscendo a vedere cinque uova appena deposte, che portai a casa per allevarle. Schiusero tutte e cinque, ma le larvette, a cui diedi solo foglie di alloro, lo rifiutarono ostinatamente per due giorni, alla fine dei quali provai con il corbezzolo, si cui si lanciarono tutte immediatamente.
In Italia la specie ha due generazioni, la prima in giugno – luglio e la seconda in agosto settembre. La femmina depone sulle foglie terminali dei corbezzoli, di solito sulla pagina superiore; le uova sono all’inizio uniformemente gialline, ma compaiono presto un anello e un punto sommitale, entrambi rosso scuro.
La larva di prima età, appena uscita dall’uovo, si nutre del suo guscio (corion). La sua capsula cefalica scura possiede diverse protuberanze rugose, le due più lunghe delle quali rivolte leggermente all’indietro, che costituiranno il carattere distintivo più evidente delle larve fino alla maturità, insieme ai due cornetti terminali, ugualmente scuri.
Fin dalla prima età la larva tesse una specie di tappetino di seta sulla pagina superiore di una foglia, dove passa immobile la maggior parte del tempo. Per alimentarsi utilizza un’altra foglia nei dintorni, che raggiunge con una tipica andatura lenta e altalenante, per poi tornare al suo tappetino di seta, dal quale non si allontana mai più di tanto.
Alla seconda età il colore vira al verde, e rimarrà verde fino alla maturità. Anche la capsula cefalica diventa verde, tranne la base scura delle due “corna” più lunghe, e questo è il carattere più evidente per riconoscere le larve di seconda età
Prima della muta verso la terza età compare la macchia dorsale che accompagnerà la larva fino alla fine del suo sviluppo.
Alla terza età l’aspetto cambia poco: la capsula cefalica diventa interamente verde – giallino bordata di giallo, la macchia dorsale singola, gialla con il centro azzurro e il bordo scuro, è quasi sempre presente, talvolta appena accennata. L’attività della larva non cambia: lunghissime pause di immobilità completa sul proprio tappetino di seta, alternate con brevi periodi di alimentazione.
Alla quarta età i cambiamenti sono ancora più contenuti, a parte il costante aumento di dimensioni: la base dei cornetti cefalici diventa verde, si riduce leggermente la lunghezza dei due cornetti terminali e compare una seconda macchia dorsale leggermente più piccola.
La completa immobilità della larva e i suoi colori, molto simili a quelli del corbezzolo, rendono la larva ben poco visibile, proteggendola così dai predatori
Siamo alla quinta e ultima età: il carattere più definito è l’estremità posteriore del corpo, dove i due cornetti terminali sono ora appena accennati e non hanno più, o hanno solo una vaga parvenza, di tonalità rosata.
Le larve figlie degli adulti della prima generazione completano lo sviluppo assai rapidamente: di solito ci vogliono due mesi, dall’uovo, per veder nascere i nuovi adulti, mentre le larve nate all’inizio dell’autunno dagli adulti della seconda generazione passeranno tutto l’inverno sulle foglie di corbezzolo, di solito alla quarta o quinta età, per poi terminare l’accrescimento e impuparsi in primavera.
Le larve di prima generazione hanno quindi uno sviluppo veloce che avviene in un periodo dell’anno con temperature miti, mentre le larve autunnali dovranno affrontare tutto l’autunno, l’inverno e buona parte della primavera esposte a temperature più rigide e a eventi meteorologici più estremi, essendo oltretutto a rischio di predazione per un tempo molto più lungo; è probabilmente per questo che gli adulti della prima generazione sono più scarsi numericamente di quelli della seconda, e quindi le uova e le larve autunnali sono in numero decisamente maggiore di quelle primaverili, e di conseguenza più facili da incontrare.
Se si allevano però le larve autunnali in cattività, tenendole dentro casa, la temperatura innaturalmente più elevata non rallenta lo sviluppo larvale e gli adulti sfarfallano prima di Natale, trovando all’esterno condizioni climatiche ben poco adatte alla loro sopravvivenza, e nessun altro adulto con cui potersi accoppiare.
Quando l’adulto (qui una femmina) esce dalla pupa, si sospende al suo involucro vuoto (in alto nella foto) o a una foglia vicina, come in questo caso, con le ali verso il basso per farle stendere e far loro assumere la forma definitiva. Dopo un’ora o poco più sarà in grado di fare il primo volo.
I maschi mostrano una spiccata territorialità, attaccando e cacciando le altre farfalle che si affacciano nel loro territorio. Entrambi i sessi sono attratti da frutti molto maturi, dalla linfa che trasuda degli alberi e dagli escrementi di mammiferi.