Panemeria tenebrata
di Paolo Mazzei
Questa storia ha due protagonisti, una piccola falena e la sua pianta alimentare. La falena si chiama Panemeria tenebrata, è stata descritta oltre 250 anni fa, nel 1763, da Giovanni Antonio Scopoli, naturalista di Cavalese in Val di Fiemme, con il nome di Phalaena tenebrata
Appartiene alle Noctuidae Metoponiinae: è una piccola sottofamiglia che conta, in Italia, solo otto specie, tutte di dimensioni medio piccole e legate, allo stadio larvale, a piante erbacee
La pianta alimentare in realtà è un gruppo di specie botaniche appartenenti alla famiglia Caryophyllaceae e ai generi Stellaria e Cerastium: la nostra è una Stellaria, facente parte di un instabile complesso polimorfo che comprende tre specie, Stellaria media, Stellaria neglecta e Stellaria pallida; per semplificarci la vita qui la chiameremo semplicemente stellaria, senza azzardare una determinazione a livello di specie
La nostra farfallina frequenta, da adulta, i fiori della stellaria, nutrendosi del suo nettare, ed è facile incontrarla in tutta Italia, esclusa solo la Sardegna, nelle belle giornate di aprile e maggio, ovunque crescano le sue piantine preferite
Se siamo fortunati ad incontrare una femmina possiamo vederla ogni tanto, tra uno spuntino e l’altro, fermarsi su un fiore e incurvare l’addome verso il basso tra i petali, rimanendo qualche secondo in questa posizione: sta deponendo un uovo
Poche specie polifaghe e legate a piante frequenti ovunque possono permettersi il lusso di abbandonare le uova dove capita: in tutte le altre le femmine depongono le uova, singolarmente o a gruppi, sulle piante alimentari o nelle immediate vicinanze, incollandole sulle foglie o su altre parti delle piante in modo che il bruco, alla nascita, non abbia difficoltà a trovare in fretta qualcosa da mangiare
Il 12 febbraio 2020, nel mio giardino a Rocca di Papa, sui Castelli Romani, ho seguito per più di mezz’ora questa femmina, cercando di riprenderla nel momento della deposizione; ho marcato tutti i fiori su cui immaginavo avesse deposto, legando sotto ciascuno un pezzetto di filo rosso, e mi sono ritrovato, quando la femmina ha pensato bene di sparire altrove, con sei fiori col fiocchetto rosso, ma non riuscivo, nonostante una buona lente, a trovare traccia di uova dentro al fiore.
Poi ho visto il primo, e ho capito la strategia: l’uovo viene deposto, incollandolo, sui sepali e non sui petali, bastava guardare appena un po’ più giù…
Mentre l’ovario del fiore matura e diventa sempre più grande, i sepali gli si chiudono intorno, e l’uovo resta all’interno: la nascita della larvetta e le sue prime età larvali rimangono nascoste alla vista di chi vorrebbe osservarle, ma il bruco neonato è ben protetto all’interno del fiore, e si nutre dell’ovario stesso e dei semi in formazione